Autore archivio: ammininstratore

La mia esperienza in Performando

a cura di Nicola Ceron

ormeLa mia esperienza in Performando Avere obiettivi chiari, sviluppando il proprio potenziale è la filosofia che nell’ultimo periodo mi sta accompagnando nel mio cammino professionale; cammino che dopo qualche anno dal diploma di ragioneria mi ha portato ad iscrivermi all’università per seguire la mia vera vocazione: la formazione.

Proprio grazie all’università ho avuto modo di conoscere il Dott. Di Lenna ed alcuni collaboratori di Performando intervenuti nel corso di Metodologie della Formazione previsto dal mio piano di studi.

Ciò che mi ha colpito fin dalle prime lezioni è stato il loro metodo di lavoro: formare Persone con attività esperienziali.

Volendo approfondire con il tirocinio questa metodologia mi sono candidato per un tirocinio formativo a Performando.

Il 15 giugno è iniziata l’avventura!

Ora, terminato questo fantastico viaggio mi trovo qui a fare il bilancio di chiusura, dove l’utile è composto da due voci: Valori ed Esperienze.

Valori: ho potuto vivere a pieno la filosofia aziendale intesa come la cura della persona, il rispetto reciproco e la continua ricerca.

Durante le giornate in ufficio ciò che mi ha colpito molto è stata la disponibilità dei colleghi ad ascoltare i miei dubbi e darmi il consiglio giusto al momento giusto, a dialogare, a suggerirmi spunti per crescere nel mondo della formazione ma anche ad ascoltare ed accogliere le novità che proponevo.

Esperienze vere, sì , perché nonostante fossi un tirocinante mi è stata data la possibilità di partecipare ai corsi sia indoor che outdoor, il primo dei quali mi ha permesso di incontrare più di duecento partecipanti, provenienti da varie parti del mondo (indimenticabili le barche di cartone).

Ma ho fatto vera esperienza di formazione anche nel semplice organizzare il materiale per i corsi , preparando le valigie e i borsoni del “formatore esperienziale” (piene di corde, nastri, teli, lego, carte, palloni, palle da rugby e palline).

E ancora, esperienza nel lavorare a diretto contatto con il materiale didattico utilizzato nelle lezioni, e nello studiare e provare i “giochi” utilizzati come metafora nelle attività.

Per me ogni giorno è stata una nuova scoperta entusiasmante; tre mesi di tirocinio che mi hanno motivato e caricato moltissimo in questo mio cammino. Insomma, Performando di sicuro è riuscita a dare ulteriore valore aggiunto al percorso verso il mio obiettivo.

Grazie.

Performando al “15° salone della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro”

al_interno14Venerdì 24 ottobre Andrea Petromilli, consulente di Performando ed esperto sulle tematiche della sicurezza sul lavoro e il benessere organizzativo, interverrà con un workshop dal titolo: “Formazione esperienziale e stress lavoro correlato” all’interno del “15° salone della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro” .

Le tre giornate del salone , che si terranno dal 22 al 24 ottobre a Bologna presso il quartiere fieristico, permetteranno ai professionisti presenti di confrontarsi su temi quanto mai attuali come la prevenzione degli incidenti lavorativi e delle malattie professionali.

Il workshop in cui Andrea Petromilli porterà il suo contributo, in collaborazione con Gianluca Celeste, affronterà il tema dello stress lavoro correlato.

Per l’occasione verranno utilizzate le tecniche della formazione esperienziale, al fine di riflettere insieme ai partecipanti sulle potenzialità di questa metodologia per lo sviluppo e il miglioramento del benessere nei luoghi di lavoro.

Per partecipare all’evento occorre l‘iscrizione obbligatoria tramite il sito di Aifos

Per maggiori informazioni cliccare sul sito www.ambientelavoro.it

La formazione esperienziale, dallo studio universitario alla pratica

a cura di Nicola Ceron

uyiuyiyMetodologia della formazione è il corso che uno studente di Scienze della formazione, con curricula Formazione e Sviluppo delle Risorse Umane, deve frequentare a metà della sua carriera universitaria.

La prima riflessione che ho fatto vedendo il nome di questo corso è stato: “finalmente”; il primo anno di studi infatti, prevede un approccio molto teorico e generico al mondo della formazione che passa dalla Filosofia e dalla Sociologia per finire con i corso in Didattica e Pedagogia.

Questo il motivo per cui ho deciso con grande spirito di curiosità e interesse ad approfondire in maniera più pratica l’argomento della formazione.

Il programma era strutturato in modo che si potessero affrontare sia gli argomenti storici, come l’evoluzione della formazione nel tempo, sia andragogici , intesi cioè come attinenti alla branca della pedagogia orientata agli adulti.

Ma soprattutto erano previste nel programma delle lezioni sulla Metodologia Esperienziale.

Durante le lezioni, ai classici momenti frontali si sono affiancati momenti più pratici in cui abbiamo svolto quegli esercizi ed attività di cui fino a poco tempo prima avevamo solo sentito parlare nei libri didattici.

Gli esercizi sono stati studiati compatibilmente con il setting universitario (a volte ridotto), ma quello che ci è stato proposto dai docenti è stato abbastanza per stimolare la curiosità di molti. Curiosità che in me si è trasformata in un credo fondamentale per quello che vorrei fosse il mio lavoro di formatore e mi ha spinto a cercare un ente per il tirocinio che adottasse proprio questa metodologia; sono approdato così in Performando, dove l’esperienza è il cardine dei progetti che propone.

Ho avuto la fortuna di partecipare a più eventi formativi esperienziali, ed ho potuto osservare in prima persona l’effetto che ha vivere attivamente un argomento piuttosto che ascoltarlo passivamente seduto su una sedia e guardando delle slide per ore!

I benefici sono molti: i partecipanti apprendono “senza rendersene conto”, il livello di attenzione è alto per molto tempo, si rompono molte barriere e, cosa non irrilevante, ci si diverte.

Le persone partecipano, sbagliano, ritentano tutto all’interno di un “ambiente protetto”.

Un’importanza fondamentale è quella del formatore, è lui che deve fare in modo che le attività non rimangano fine a se stesse ma siano il mezzo perché il gruppo giunga ad una consapevolezza personale e/o professionale diventando così un facilitatore per i partecipanti.

I momenti di debriefing danno alle persone la possibilità di riflettere prima e concettualizzare poi, l’esperienza vissuta alla loro realtà lavorativa o personale .

E’ l’attualizzazione di tutto questo facilita ed accelera i processi di cambiamento.

Formazione, lavoro e divertimento: un mix generativo e sorprendente

 a cura di Andrea Petromilli

iesAggiornamento professionale (sia scolastico che lavorativo), ingresso nel mondo del lavoro e “divertimento” sono ambiti che possono essere affrontati con varie metodologie ed approcci. Negli ultimi anni una delle modalità che ha caratterizzato tutti e tre gli elementi sopra individuati è riconducibile a quella esperienziale.

Tale metodologia consente infatti di rendere:

coinvolgenti ed utili le attività formative e di consulenza (molti dei nostri articoli e parlano),
efficace ed efficiente l’approccio con il mondo del lavoro e la scoperta delle proprie competenze,
particolarmente innovative ed emozionanti attività che hanno lo specifico obiettivo di divertire e far passare bene del tempo.

Collegato a questo ultimo punto troviamo esempi tanto negli eventi “incentive” organizzate dalle aziende quanto nell’utilizzo di esercizi caratteristici dalla formazione esperienziale per animare feste, campi estivi e gare (ricordate “giochi senza frontiere?”) per persone di ogni età ed altri contesti che hanno un fine esclusivamente ludico e di divertimento.

In un recentissimo “viaggio / studio” in Belgio (*) per aggiornarmi su nuovi strumenti e applicazioni relativamente all’Esperential Learning ho scoperto come, da più di 40 anni, il governo Belga favorisce e finanzia l’integrazione dei tre ambiti di applicazione della metodologia esperienziale (apprendimento, ingresso nel mondo del lavoro e divertimento / passatempo) all’interno di strutture uniche e non riservando, come ad esempio avviene nel nostro Paese, specifiche strutture (spesso non in comunicazione tra di loro) per specifiche finalità: la scuola / agenzie formative per la formazione, enti specifici (pubblici o privati) per la ricerca del lavoro e strutture (spesso legate al “terzo settore” e al “no profit”) per il divertimento e/o l’occupazione del tempo libero dei ragazzi e giovani.

Un’ esempio di queste strutture è JES che abbiamo visitato direttamente. http://www.jes.be/

Le persone che accedono trovano spazi e consulenti dedicati (quasi 200 dipendenti) che accompagnano i clienti dal divertimento e passatempo pomeridiano post scuola, alla ricerca del proprio lavoro e della propria crescita personale/professionale attraverso metodologie esperienziali.

Il sito è solo in olandese, ma attraverso strumenti di traduzione e guardando le foto/video è molto comprensibile la potenzialità e l’efficacia di questo approccio integrato che amplia lo spazio di applicazione di metodologie e strumenti che vengono spesso “relegati” al solo ambito formativo e/o di aggiornamento professionale.

Le attività di JES coinvolgono ragazzi dagli 8 ai 30 anni e i risultati dimostrano come, chi partecipa a questi tipi di programmi, abbia una probabilità significativamente maggiore (più del 50%) di trovare lavoro rispetto a chi non prende parte a questo tipo di interventi.

Prima della pausa estiva ci piace dare riscontro e visibilità a questo tipo di “approccio integrato” nella logica di allargare visione e prospettive, con una rafforzata consapevolezza di quanto il nostro lavoro di “consulenti” possa incidere anche in contesti di carattere sociale e non solo esclusivamente aziendale integrando risorse già presenti all’interno del nostro territorio.

(*) Il “viaggio di studio” in Belgio è stato realizzato all’interno della scuola per facilitatori esperienziali “TeT > Training Esperential Trainer ” che mi vede tra i docenti. http://bit.ly/TeT2014

Giovedì 24 Luglio Andrea Di Lenna interviene alla rassegna “Libri sotto le stelle”

Giovedì 24 luglio dalle ore 1915 presso Villa Canal di Grumolo delle Abbadesse si terrà la rassegna “Libri sotto le stelle” 2014.

L’iniziativa, promossa da AIDP e ormai giunta alla sua sesta edizione, anche quest’anno si pone come obiettivo quello di promuovere in maniera “leggera” una riflessione sul mondo economico e del lavoro, attraverso delle interviste rivolte ad autori che con i loro libri hanno affrontato per l’appunto tali temi.

Interverrà tra gli scrittori anche Andrea Di Lenna , direttore di Performando, che, intervistato da Luca Bauckneht, HR Director di ADP, presenterà il suo ultimo libro “Lean relationships. Come sviluppare relazioni snelle in azienda” .

Non è la prima volta che Andrea Di Lenna interviene all’iniziativa promossa da AIDP; nell’edizione di “Libri sotto le stelle” del 2011 infatti Di Lenna ha intervistato Federico Baccomo “Duchesne”, che ha descritto il suo libro: “La gente che sta bene”.

La partecipazione alla serata è gratuita e richiede la conferma della propria presenza entro il 21 Luglio all’indirizzo :

leanrelationships@performando.it

Qui di seguito trovate la locandina dell’evento

LSTLE2014

Gli adulti a lezione di creatività dai bambini: perchè no?

 a cura di Sara Caroppo

CorsoMaterialiPoveri30gennaio2012Creativi si nasce o si diventa?

Se qualcuno avesse ancora qualche dubbio in merito, Tom Kelley, uno dei più rinomati consulenti per l’innovazione, con il suo ultimo intervento all’Aspen Ideas Festival in Colorado toglie ogni perplessità: creativi si nasce.

Al che, però, potrebbe sorgere un altro dubbio: nasciamo tutti creativi o questa è una caratteristica riservata a pochi?

Anche in questo caso la risposta è pronta: nasciamo tutti quanti creativi, senza alcuna distinzione.

Altra risposta, altro dubbio.

Se è vero che tutti noi abbiamo le stesse potenzialità a livello creativo, perché solo alcuni poi innovano, creano e usano la loro fervida immaginazione come strumento per raggiungere i loro obiettivi?

In altre parole: cosa fa inceppare il meccanismo?

La questione pare farsi sempre più interessante: nascere ci rende creativi, quanto crescere ci rende ottusi.

Continuando in questo gioco di domanda e risposta , il dubbio di cosa ci sia dietro la parola “crescere” è allora quanto mai fondato.

Prima risposta: la scuola.

Secondo risposta: la paura del giudizio.

Sottolineando il fatto che una risposta non esclude l’altra bensì la completa.

Proviamo a riassumere e a tirare le somme.

Nasciamo tutti quanti creativi, il che è abbastanza facile da credere se solo andiamo a ritroso nel tempo e approdiamo a quei ricordi che ci vedono nel passato inseguire draghi, giocare con amici invisibili e andare incontro con entusiasmo a ogni nostro più strano pensiero.

Poi però arriva il momento dell’ingresso nel mondo della scuola, un momento di socializzazione quanto mai importante che tuttavia ci impone regole e restrizioni da rispettare per vivere in maniera civile e integrata con l’ambiente esterno.

Ed è qui che nascono i primi problemi.

Il mondo esterno infatti ci insegna presto che non esistono solo altre persone e altre idee, ma esistono anche le relazioni che si instaurano tra le persone e le idee che ognuno di noi si fa sulle idee degli altri con cui si entra in relazione.

Sembra un gioco di parole.

Invece è il gioco della vita.

Proviamo a fare un test immediato.

Vi è mai successo di avere un’idea ma di non esprimerla per paura del giudizio degli altri? Avere in mente qualcosa di nuovo, da realizzare per la prima volta, che però si ferma al solo stadio del pensiero perché volete evitare che la gente vi prenda per folli?

Ecco.

Tutto si riduce in quel momento in cui la nostra “spregiudicatezza” e la nostra libertà lasciano il posto ad una sorta di timore, o volendola vedere in maniera più diplomatica, saggezza, che ci tarpa le ali.

Stando alla metafora del volo è la paura del vento del giudizio che inizia a soffiare nei primi anni delle scuole che ci impedisce di prendere il volo, nonostante abbiamo in noi tutte le risorse nel farlo.

È una sorta di impotenza appresa che si prolunga nel tempo, fino a farci dire che la creatività non fa per noi, e che dall’altra parte ci fa apparire attendibili e razionali agli occhi degli altri e corretti predicatori della “filosofia del passo indietro”.

L’appello quindi da fare è alle aziende, fautrici del concetto di innovazione.

A loro Kelley chiede di andare a prendere ispirazione tra i banchi delle scuole materne e riacquistare quella fiducia creativa che permetterebbe loro di domandarsi: perché no?

“E’ impossibile essere creativi se ci si censura costantemente” (T. Kelley).

Teniamolo bene a mente.

Volley Treviso: un anno da incorniciare

 trevisovolleylogoNel mondo dello sport il mese di Giugno è tempo di resoconti e bilanci. Nel mondo del Volley Treviso il mese di Giugno, risultati alla mano, è tempo di soddisfazioni più che meritate.

Il settore giovanile del club diretto da Pasquale Gravina porta infatti a casa, per il campionato nazionale giovanile appena passato, due scudetti e un terzo posto.

In particolare i giovani dell’Under 17, guidati da Giovanni Cappelletto, e dell’under 15 guidati da Diego Martin, sono stati promossi Campioni d’Italia , mentre gli Under 19 di Michele Zanin hanno conquistato il bronzo.

Per l’intera società questa è la conferma del duro e costante lavoro che la stessa sta svolgendo con i giovani e tutto lo staff del Volley Treviso da circa tre anni, e che inizia a dare i suoi risultati.

È una questione di scuola, di capacità di lavorare sugli aspetti tecnici quanto mentali, di puntare sugli obiettivi e agire responsabilmente e con un grande spirito di squadra per raggiungerli.

È il segno che il Volley Treviso, ripartito quasi da zero tre anni fa con la chiusura dell’era Sisley/Benetton continua ad essere un grande club.

Performando, partner della società diretta da Pasquale Gravina attraverso una collaborazione volta allo sviluppo di approcci specifici tanto per lo sport quanto per le organizzazioni aziendali, partecipa dunque alla soddisfazione e alla gioia di tutto lo staff del Volley Treviso, augurando a tutti un buon lavoro per l’anno prossimo, certamente ricco di dedizione, passione e perché no? nuovi traguardi.

Experential Training Bar Camp 05: l’importanza della condivisione

bcIl 29 e 30 Maggio si è tenuta presso la comunità S. Francesco di Monselice la quinta edizione del Experential Training Bar Camp, ovvero una non conferenza che accoglie addetti ai lavori e non del mondo della formazione che si riuniscono e condividono saperi, best practice ed esperienze .

La formazione esperienziale, la cui filosofia è riassumibile nella famosa frase di Confucio “Se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio capisco” , è stata il filo conduttore delle due giornate. Questa volta il Bar Camp 05 ha visto più di un centinaio di partecipanti arrivare da tutta Italia per condividere quest’esperienza ormai consolidata.

Anche Performando ha deciso di partecipare, forte della convinzione che è solo attraverso il confronto costruttivo e la condivisione che si può offrire alle persone una formazione di qualità volta al miglioramento professionale e/o personale.

Performando è dunque andata al Bar Camp sia in veste di partecipante, che di conduttore.

In qualità di partecipante, i laboratori scelti sono stati diversi: da quelli legati alla vendita, al public speaking, alla gestione dei conflitti e del lavoro di squadra, allo story telling, allo sviluppo dell’empatia e la gestione delle emozioni.

Tutti i laboratori si sono caratterizzati, come la giornata chiedeva, per un forte approccio esperienziale: chi ha condotto i vari laboratori ha fatto in modo che tutti noi partecipanti sperimentassimo in prima persona gli argomenti oggetto degli incontri.

I debrefing successivi alle attività, fase altrettanto importante quando si parla di approccio esperienziale, sono stati un importante momento di confronto e di arricchimento; la possibilità di interfacciarsi con persone diverse, a volte che parlano anche linguaggi differenti, ha permesso di fare emergere riflessioni, considerazioni, e perché no? anche idee.

Ma l’esperienza di Performando non è finita qui.

Andrea Petromilli infatti è intervenuto all’iniziativa,condovidendo con i partecipanti al suo workshop dal titolo: “ASSESSMENT ESPERIENZIALE PER LO SVILUPPO E LA VALUTAZIONE DEL POTENZIALE DELLE PERSONE” una modalità di valutazione che si avvale di esercizi mutuati dall’approccio caratteristico della formazione esperienziale e si affianca agli strumenti più convenzionali come ad esempio: l’in-basket, i test individuali e i casi da risolvere in gruppo.

L’obiettivo del laboratorio è stato proprio quello di condividere con i partecipanti punti di forza e criticità di tale strumento.

L’esperienza del Bar Camp si colloca all’interno di un progetto più ampio promosso da Forema, volto a promuovere e diffondere l’approccio esperienziale nei contesti formativi; molte delle persone che erano presenti a Monselice la scorsa settimana, compreso Andrea Petromilli, hanno pubblicato , gli scorsi anni, due volumi , editi dalla Franco Angeli , legati proprio al tema della formazione esperienziale e a breve verrà pubblicato un terzo volume della serie, incentrato sulle tecniche di debriefing.

Metafore per apprendere

a cura di Marina De Robert
Psicologa – Psicoterapeuta
Consulente di formazione

sinestesiaUn articolo a cura di Marina De Robert, psicologa e psicoterapeuta, esperta in metafore, con cui Performando collabora.

Da sempre l’uomo ha saputo istintivamente utilizzare le capacità di espressione analogica con grande efficacia, riconoscendone il potere evocativo e formativo.

L’apprendimento e l’insegnamento sono facce della stessa medaglia, i due poli del trasferimento delle informazioni e dell’esperienza. La forza della metafora rispetto all’insegnamento cognitivo consiste nel riuscire a raggiungere le profondità del nostro essere, della nostra psiche, passando oltre i filtri razionali e le resistenze.

La metafora e con essa, a maggior ragione, il mito, la leggenda, la storia archetipica, beneficia di un accesso privilegiato, di natura affettiva da una parte e indiretto dall’altra. Parla di altri, non dell’interessato, propone possibilità e non istruzioni, evoca aspirazioni collegate a valori molto alti nella struttura dell’esperienza e che essendo a monte del comportamento, lo possono dirigere.

Accede a moltissimi livelli diversi ed espande il propri schemi di credenze. I grandi maestri prima, i grandi studiosi dopo, hanno verificato che la struttura della metafora innesca un processo automatico, immediato, e profondissimo di ricerca interiore basato su “e se stesse parlando di me, in che modo questa storia mi assomiglia?…” “In che modo vorrei mi assomigliasse?…”, “e se facessi come se fosse vero!”… questa ricerca è detta ricerca transderivazionale, attiva molte aree del cervello, quindi ho più potere.

L’altra caratteristica è che in questo processo inevitabile sono coinvolti tutti i presenti incluso il soggetto narrante. La metafora consente di capire a livello profondo, quindi di accogliere (non necessariamente di condividere) l’altro da noi, il diverso, il non famigliare, l’esotico. Quindi è chiave di evoluzione e di conoscenza. Ponte tra popoli di luoghi e tempi diversi.

Ha il potere di indicare in modo aperto tutte le realtà che possono riconoscersi nella metafora in questione quindi permette una libertà assoluta (la scelta della descrizione di una realtà a livello di cronaca, implica necessariamente l’esclusione delle altre dello stesso tipo).

La metafora, il racconto, includono piuttosto che escludere.

Einstein sosteneva che se si volevano dei figli intelligenti bisognava raccontare loro delle fiabe, se si volevano dei figli molto intelligenti bisognava raccontare loro molte fiabe. Le fiabe sono uno dei tanti volti delle metafore. Leggende, racconti epici, miti, sono altri esempi della loro forza.

Gli uomini hanno sempre avuto bisogno di raccontare le geste loro e dei loro eroi attorno al fuoco, di intitolare luogo e spazi ai loro eroi, di immortalare e fare uscire dal tempo e dallo spazio le figure portatrici di valori. Nello studio delle mitologie, dei racconti e delle legende, si scoprono i valori portanti di quell’epoca. Si scopre cosa è cambiato profondamente e quando. Si svelano le forze celate, negate ma ancora operative, così come le potenzialità, le evoluzioni, le trasformazioni e la comparsa di nuovi valori a fianco, all’inizio, ai vecchi e poi dominanti.

È possibile scoprire i cambiamenti sottili che segnano cambiamenti epocali.

Lo stesso avviene nei gruppi di lavoro, nelle aziende, nelle famiglie, nei gruppi di amici, nelle associazioni: cambiano con il tempo, cambiano con il modificarsi delle realtà esterne dei singoli, con le micro scelte che ognuno opera e che hanno poi un effetto domino sul resto dei sistemi correlati. Una frase detta o negata, una verità omessa, un segreto e il suo svelamento, possono cambiare totalmente la storie di molti sistemi, apparentemente divisi, in realtà strettamente collegati.

Molte sono le realtà che mentre le stavamo vivendo ci sembravano eterne e che facevano fatica a pensare che potessero finire e che poi sono cambiate o si sono concluse. Molti sono gli amici che pensavamo eterni, che sono spariti dalla nostra vita a volte per un periodo a volte per il resto della nostra vita.

Il nostro modo di raccontare quelle storie mentre le vivevamo e dopo, cambia. In alcuni casi diventano miti e legende, rivalutate e distillate delle loro pecche, dei limiti dei lati oscuri; in altri subiscono il processo contrario, al meno fino a che non vengono metabolizzate e trasformate tutte in nutrimento, in linfa vitale, in esperienza.

La metafora funziona spesso come un acceleratore di processo di elaborazione delle storie che attraversiamo e che ci attraversano.

Le fiabe, le leggende, le storie i miti diffondo valori, permettono di aprire gli occhi su realtà dolorose, in alcuni potenti casi permettono di parlare, di descrivere le situazioni innominabili. Le storie di orchi, di streghe, di mostri permettono di mettere in guardia i bambini dai pericoli reali in agguato, le donne, le minoranze e le figure deboli, più deboli, dagli abusi possibili, e permettono anche di trovare il coraggio e la volontà di scegliere come andare oltre quel sopruso, qual limite, quella situazione. Permettono di cercare e di lottare per un lieto fine.

Cosa questo abbia a che fare con l’azienda resta da vedere.

L’azienda è un contesto della vita. Ha delle regole proprie scritte, dei ruoli specifici, auspicabilmente, definiti (anche se non sempre). Ha una cultura non scritta che però ha peso e conta forse più di quella scritta negli organigrammi e nella definizione dei ruoli.

Noi stiamo diventando tutti un po’ più consapevoli dell’importanza dell’immagine, dei simboli, delle regole e delle storie che fanno le aziende in quanto organizzazioni complesse. La mission e la vision aziendale dichiarata e scritta nei siti, ne è prova; l’attenzione riservata ai brand, ai colori e parte di questa iniziale consapevolezza. Alcuni anni fa si sono cominciate ad analizza le “storie” di alcune aziende, svelandone così in quei contesti la cultura non scritta e non completamente conscia.

Adesso si rivalutano le “storie” di grandi imprenditori che con la loro lungimiranza hanno fatto la storia della loro azienda e, per alcuni di un’epoca: Camillo e Adriano Olivetti, piuttosto che Steve Jobs, Walt Disney o solo per citarne un piao di luoghi diversi e di epoche completamente diverse.

Tutti loro avevano una visione, un sogno che appariva impossibile, tutti hanno avuto difficoltà e limiti. Tutti hanno una versione epice della loro vita e sono stati prima “dimenticati” per un periodo (Steve Jobs è forse l’eccezione e l’ipotesi è che sia morto troppo di recente) e poi recuperati quando alcune delle loro intuizione sono maturate nell’imagginario collettivo. Ci vuole infatti tempo perché l’intuizione di un individuo venga accolta, ascoltata, accettata dalla cultura in atto.

Scoprire, ascoltare con orecchie nuove i racconti, le storie, che raccontiamo assieme agli altri davanti alla macchinetta del caffè, al bar; le metafore che usiamo per descrivere colleghi, superiori, dipendenti e noi stessi, durante il pranzo, a casa con la famiglia e gli amici, in altre parole …”attorno al fuoco”, può aiutarci a capire il significato profondo, le forze valoriali, le tendenze relazionali che fanno parte di quelle numerose ore di vita che passiamo occupati a lavorare.

Le verifica di quali di queste storie siano buone e utili mezzi di diffusione di risorse e quali invece siano occasioni di indebolimento, dubbio, desiderio di altro. Quanto queste storie ci aiutano, quanto ci limitano, cosa rappresentano nel nostro quotidiano al di là delle intenzioni conscie che andiamo solitamente dichiarando, quanto “predichiamo e razzoliamo” congruentemente, quanto invece ci raccontiamo versioni che ci consentono di restare nel disagio, con l’illusione di avere fatto qualcosa o di non potere fare niente.

Le storie che ci raccontiamo e che comunichiamo agli altri sono lo specchio di ciò che stiamo attraversando. Riguardano le nostre forze e risorse, come le nostre scuse e giustificazioni. Ci fanno distrarre da noi per dare la colpa agli altri, e ci fanno assumere le nostre responsabilità (al lordo dei rischi che questo inevitabilmente implica) nelle scelte della nostra vita.

Non è tanto quello che si fa, ma con quale atteggiamento mentale, quale allineamento interno che fa la differenza.

La stessa azione fatta operando una scelta fondata sul senso della pienezza e dell’allineamento con sé e i propri valori, o fatto per paura, per senso di non avere scelta e quindi di essere all’angolo cambia totalmente la prospettiva.

Le metafore diventano quindi mezzi per scoprire realtà profonde e inconsce; strumenti di motivazione, espansione delle risorse; possibilità di evoluzione e di trasformazione della propria realtà personale e professionale. Possono darci accesso al potere personale che non ha bisogno di dominare. È alla base della leadership funzionale, situazionale su di sé e nel ruolo che si ricopre, quella leadership che sa essere flessibile, che sa cambiare con i tempi, che sa aggiornarsi, che sa quando lasciare andare, delegare e passare oltre.

Le metafore sono il linguaggio del leader.

Menu