Recensioni

Steve Jobs. L’uomo che ha inventato il futuro.

Steve_Jobs_L_uomo_che_ha_inventato_il_futuroAutore: Jay Elliot

Anno di pubblicazione: 2011

Editore: Hoepli editore

Numero di pagine: 240

Costo: 19,90 Euro

 

Recensione a cura di Sara Caroppo

Se a ognuno di noi chiedessero chi era Steve Jobs certamente saremo in grado di rispondere correttamente, citando l’ormai celebre discorso per i laureati all’Università di Standford, piuttosto che elencando le sue creazioni di successo, come l’iphone e l’ipad.

E alla domanda “che tipo di leader era Steve Jobs?”, come potremmo invece rispondere?

Jay Elliot, ex Senior Vice Presidente di Apple prova a darci una mano in questo libro; prova a raccontarci pagina per pagina non solo chi era Jobs, ma chi dovrebbe essere, o quantomeno provare a diventare, chi ha il compito di gestire dei gruppi di persone, o di portare avanti un’azienda, o molto più semplicemente chi vuole realizzare un obiettivo ambizioso.

Ma allora questo libro è una biografia o un manuale di istruzioni per leader?
Per qualcuno potrebbe trattarsi più del primo caso, per qualcun altro più del secondo.

Noi lasciamo alla prefazione di Luca De Biase (Il Sole 24 Ore) contenuta nel libro il compito di rispondere a questa domanda:
“Quando un imprenditore coltiva la sua azienda come un artista lavora alla sua opera, quando vede quello che la sua azienda può creare e trascina tutti a realizzarlo, allora il leader non è un capo: è un maestro di vita che conduce tutti a fare qualcosa di grande. In quel caso, non c’è differenza tra economia e cultura. E l’innovazione non è l’insieme delle novità: ma la costruzione del futuro.”

In sintesi quindi vi consigliamo di leggere una storia di vita che spinge ognuno a scrivere la propria.

Il passaggio da non perdere:
il paragrafo “Ricompensare i pirati” e l’immagine riportata sono un esempio concreto di quello che si intende (o si dovrebbe intendere) nei libri di management sotto la dicitura “valorizzazione delle risorse”. Steve Jobs decise di far incidere all’interno dei case dei primi Mac le firme dei membri originari del team incaricato del progetto . Gli acquirenti non avrebbero mai visto quegli autografi, ma chi aveva messo il proprio nome sapeva che c’erano.
Questo per Steve Jobs significava essere coerente con la filosofia della sua azienda a proposito della valorizzazione di talenti e prodotti.

A chi lo consigliamo:
a chiunque, letto questo breve esempio, si è fermato un attimo a pensare a quanta coerenza ci sia tra il suo ruolo professionale e le sue azioni quotidiane al lavoro.

La gente che sta bene “live”!

Recensione a cura di Andrea Di Lenna

la-gente-che-sta-bene-258Autore: Federico Baccomo Duchesne

Anno di pubblicazione: 2011

Editore: Marsilio editore

Numero di pagine: 272

Costo: 17,50 Euro

Un libro molto divertente da portare con sé per sorridere (a denti stretti…) e riflettere (molto!) sulla vita del manager, interpretata dal personaggio di Giovanni Sobreroni, un affermato avvocato di un importante studio legale internazionale . La sua è una vita costantemente caratterizzata da alternanti situazioni di vera e propria esaltazione professionale, nel caso della partecipazione a feste mondane con persone dell’alta società con abiti e macchine di lusso, e momenti in cui sfiora il baratro di una vita familiare che si assottiglia sempre di più e di una vita professionale ad elevatissimo rischio di sopravvivenza .

L’autore, un giovanissimo Federico Baccomo al suo secondo libro dopo “Studio illegale”, scrive una brillantissima parodia sulla canonica e moderna vita del manager, tutta orientata verso il successo ed inevitabilmente manchevole verso la vita privata e familiare. Il protagonista del romanzo descrive così la vita di un po’ tutti noi, con uno humor che richiama quello del miglior Stefano Benni arricchito di una grandissima capacità di descrivere gli spesso assurdi comportamenti di un manager in carriera.

Ho avuto il piacere di conoscere Federico Baccomo alla manifestazione organizzata da Aidp Triveneto “ Libri sotto le stelle”, tenutasi lo scorso Luglio presso la splendida Villa Canal a Grumolo delle Abbadesse, in provincia di Vicenza, nella quale mi è stato chiesto di intervistare proprio l’autore. Avevo appena finito di leggere il suo “La gente che sta bene”, che avevo finito in poche ore con grandissimo piacere e divertimento, e mi avvicinavo quindi all’intervista con sensazioni decisamente positive nei confronti di chi aveva scritto questo brillante romanzo. Devo dire che, rispetto alle mie sia pur rosee aspettative, la realtà è stata decisamente superiore: Federico, a soli 32 anni, ha intrattenuto una platea di manager, quasi tutti provenienti dalle Risorse Umane, con il racconto di un libro che ripercorre la sua vita professionale proprio all’interno di un importante studio legale. La descrizione, ricca di spassosissimi aneddoti, è stata caratterizzata da vero spirito cabarettistico che ha coinvolto e divertito i presenti dall’inizio alla fine. La presentazione, durata una mezz’ora circa, si è conclusa con un prolungato applauso da parte dei presenti e ha preceduto una “sessione” di autografi che si è protratta per tutta la serata.

Quanto appena descritto non è altro che una conferma della valutazione positiva del romanzo di Baccomo “La gente che sta bene”. Leggetelo, non ve ne pentirete!

Il passaggio da non perdere:
pagina 155-156, quando descrive le problematiche di sicurezza in aereo alla sua vicina di posto: un vero passaggio da cabaret!

A chi lo consigliamo:
a chiunque abbia un po’ di esperienza in azienda, o in qualsiasi realtà professionale, e che abbia pensato almeno una volta di mollare tutto, come ha fatto nella vita reale Federico Baccomo, in arte Duchesne.

“Misure straordinarie”, di Tom Vaughan

misure_straordinarie_tramaRegista: Tom Vaughan

Interpreti principali: Harrison Ford, Brendan Fraser

Anno di uscita: 2010

Distribuzione: Sony Pictures Releasing Italia

 

 

 

 

Recensione a cura di Sara Caroppo

“Smisero di sperare in un miracolo. Lo fecero.”
Questo è il sottotitolo del film: Misure straordinarie, tratto dal libro “The Cure” di Geeta Anand.

La cosa più sorprendente di questo film è che narra di un miracolo realmente accaduto.

Tutto ha inizio quando John Crowley si trova a fare i conti con una rara e incurabile malattia genetica, il morbo di Pompe, che ha colpito i suoi due bambini , e decide di rischiare il tutto per tutto investendo anima e corpo in un progetto a prima vista “impossibile” con l’obiettivo di salvare loro la vita.
Per raggiungere questo obiettivo decide di farsi aiutare da un brillante ricercatore, che ha in mano una possibile soluzione del problema ma che ha sempre rinunciato a metterla in pratica perché poco in sintonia con le rigide linee giuda delle case farmaceutiche.
Senza non poche difficoltà i due fondano una compagnia biotecnologica che ha come obiettivo lo sviluppo di una medicina salvavita. Il primo lo fa per salvare i figli, il secondo per mettere alla prova se stesso e le sue teorie; la loro improbabile alleanza alla fine si trasforma in un reciproco e profondo rispetto che li porta finalmente a realizzare il farmaco e a rendere la malattia da mortale a curabile.

La scena da non perdere:
Al di là del messaggio che il film trasmette su quanto sia relativo a volte il concetto di “impossibilità”, tra le varie scene interessanti, quella che mi ha colpito è la riunione di vendita che i due protagonisti fanno con una società esterna per farsi comprare, e garantirsi quindi l’afflusso di denaro necessario per andare avanti con la sperimentazione.

L’ obiettivo è vendere. Il meta obiettivo è trovare il farmaco salvavita.

Ecco allora che troviamo lo scienziato, che ha sempre preso qualsiasi critica alle sue ricerche come un attacco personale, gestire in maniera efficace le obiezioni che vengono rivolte al suo progetto e il padre, nonostante sia in gioco la vita dei suoi figli, riuscire a confrontarsi con i suoi interlocutori in termini tecnici e molto razionali arrivando a parlare, in riferimento al rischio di mortalità di chi usufruirà del farmaco, di “perdita accettabile”.
È un confronto ben gestito il loro, che porta i rappresentanti della società acquirente a firmare il necessario accordo.

Un fermo immagine inoltre andrebbe fatto ai minuti finali del film.
L’espressione dello scienziato nell’osservare i bambini del socio che iniziano a mostrare i primi effetti del farmaco di prova , ci ricorda quanto sia importante tenere a mente il perché facciamo il lavoro che abbiamo scelto di fare.

Se ci ricordiamo il senso, ha senso tutto il resto.

A chi lo consigliamo:
A chiunque lavori all’interno di un’organizzazione; nel film si parla di relazioni, di obiettivi e di risultati.
Ma soprattutto si parla di fare a volte un passo indietro e di usare il buon senso, più che le questioni di principio.

“Le astuzie dell’occidente: 36 stratagemmi di saggezza europea” – di Matteo Rampin

36 stratagjpgAutore: Matteo Rampin

Anno di pubblicazione: 2007
Editore: Ponte alle grazie
Numero di pagine: 200
Costo: 12,00 Euro


Recensione a cura di Andrea Di Lenna

Un libro molto interessante che si propone come un’originale “risposta occidentale” ai sacri testi orientali di strategia e di filosofia ad essa sottesa nei classici libri di Lao Tsu e come “L?arte della guerra”. L’originalità di questo libricino, realizzato in edizione tascabile, è che l’autore è uno psicoterapeuta appassionato di illusionismo che si diletta a descrivere in 36 diversi paragrafi altrettante tecniche di astuzia ed inganno derivanti dal mondo dell’illusione dello spettacolo descritte in modo elegante, intelligente ed ottimamente strutturate. Per ognuno dei paragrafi c’è un esempio storico, per lo più derivante dalla seconda guerra mondiale, che illustra l’applicazione da parte dei servizi di spionaggio e controspionaggio delle astuzie e degli inganni descritte nei 36 capitoletti. La cosa interessante è che, per chi opera professionalmente nel campo del business e delle relazioni sociali, trova una specifica descrizione delle possibili implementazioni anche nei due mondi delle organizzazioni e dei rapporti interpersonali.
Un libro appassionante, utile e divertente, che si lascia leggere con grande facilità e che offre spunti davvero fuori dal comune e dal convenzionale.
Un libro molto interessante che si propone come un’originale “risposta occidentale” ai sacri testi orientali di strategia e di filosofia ad essa sottesa nei classici libri di Lao Tsu e come “L?arte della guerra”. L’originalità di questo libricino, realizzato in edizione tascabile, è che l’autore è uno psicoterapeuta appassionato di illusionismo che si diletta a descrivere in 36 diversi paragrafi altrettante tecniche di astuzia ed inganno derivanti dal mondo dell’illusione dello spettacolo descritte in modo elegante, intelligente ed ottimamente strutturate. Per ognuno dei paragrafi c’è un esempio storico, per lo più derivante dalla seconda guerra mondiale, che illustra l’applicazione da parte dei servizi di spionaggio e controspionaggio delle astuzie e degli inganni descritte nei 36 capitoletti. La cosa interessante è che, per chi opera professionalmente nel campo del business e delle relazioni sociali, trova una specifica descrizione delle possibili implementazioni anche nei due mondi delle organizzazioni e dei rapporti interpersonali.
Un libro appassionante, utile e divertente, che si lascia leggere con grande facilità e che offre spunti davvero fuori dal comune e dal convenzionale.
Un libro molto interessante che si propone come un’originale “risposta occidentale” ai sacri testi orientali di strategia e di filosofia ad essa sottesa nei classici libri di Lao Tsu e come “L?arte della guerra”. L’originalità di questo libricino, realizzato in edizione tascabile, è che l’autore è uno psicoterapeuta appassionato di illusionismo che si diletta a descrivere in 36 diversi paragrafi altrettante tecniche di astuzia ed inganno derivanti dal mondo dell’illusione dello spettacolo descritte in modo elegante, intelligente ed ottimamente strutturate. Per ognuno dei paragrafi c’è un esempio storico, per lo più derivante dalla seconda guerra mondiale, che illustra l’applicazione da parte dei servizi di spionaggio e controspionaggio delle astuzie e degli inganni descritte nei 36 capitoletti. La cosa interessante è che, per chi opera professionalmente nel campo del business e delle relazioni sociali, trova una specifica descrizione delle possibili implementazioni anche nei due mondi delle organizzazioni e dei rapporti interpersonali.
Un libro appassionante, utile e divertente, che si lascia leggere con grande facilità e che offre spunti davvero fuori dal comune e dal convenzionale.

Il passaggio da non perdere:
mi è piaciuto moltissimo il paragrafo relativo allo stratagemma n°2, quello della tela del ragno (pag. 23 e segg.), in cui si parla delle illusioni basate sul fatto che “la mente è assetata di significato, ed è continuamente alla ricerca di qualcosa che dia senso al vorticoso turbinio di informazioni che giunge al cervello”… “La presenza di una trama incanala la mente entro altrui binari dai quali poi la vittima faticherà molto ad uscire”: una descrizione veramente affascinante e stimolante!

A chi lo consigliamo:
a tutti coloro che, in periodo di crisi, vanno in cerca di soluzioni creative e di pensiero laterale

“L’ospite inquietante: il nichilismo e i giovani” – di Umberto Galimberti

ks5xzt6jAutore: Umberto Galimberti

Anno di pubblicazione: 2008
Editore: Feltrinelli
Numero di pagine: 180
Costo: 12,00 Euro

Recensione a cura di Adriano Capelli

Un libro molto interessante che si pone il problema di raccontare in modo teorico-pratico il “vuoto interiore” e la mancanza di riferimenti-guida che è propria dell’ultima generazione di giovani. E come il nichilismo in quanto “il più inquietante tra tutti gli ospiti” sia il vero male oscuro che attanagli e pervada i giovani creando spaesamento, mancanza di obiettivi, atonia creativa e senso del futuro.
La vita, con le sue speranze e le sue opportunità, si appiattisce nel vuoto esistenziale e nella mancanza di una crescita emotiva realmente “umana”. L’autore non indica un rimedio di facile e immediata attuazione. E già questa ammissione di impotenza la dice lunga sulla natura del disagio che non è esistenziale ma culturale. Ma traccia una catena di responsabili. Che individua nei politici, in quanto incapaci di dare un progetto etico e culturale alle nuove generazioni. Agli insegnanti, incapaci, ormai, di comunicare e di entrare nel mondo di questi ragazzi. Nei genitori, sempre più assenti e impegnati nel proprio ambito lavorativo. Nei media, che propongono modelli di facile “escursionismo autorealizzativo”, che omologa e appiattisce le individualità.
Ma, alla fine, è un libro che descrive la mancanza di una cultura dell’emotività, di una sua strutturazione e di un suo sviluppo. Elemento che porta i giovani verso la dis-umanizzazione di se e degli altri, con l’estrinsecazione di azioni efferate e lucidamente aggressive. Con l’uso di alcool e droghe per vincere l’apatia, per calmare l’ospite inquietante, per illudersi , per un attimo, di vivere pienamente.

Il passaggio da non perdere:
di particolare interesse il capitolo 4 dal titolo “L’analfabetismo emotivo” e il capitolo 3 dal titolo “Il disinteresse della scuola”. Tutto il testo comunque svela elementi che, in parte i nostri comuni pensieri e riflessioni sulla quotidianità, in parte la lettura della cronaca, compongono la cornice di questa inesorabile attualità.

A chi lo consigliamo:
manager e, in generale,coloro che gestiscono gruppi di lavoro ma anche a padri e madri che si pongono quesiti sul mondo dei loro figli nella quotidiana fatica di preparare gli stessi ad un futuro migliore.

“Economia emotiva” – di Matteo Motterlini

ecomotAutore: Matteo Motterlini

Anno di pubblicazione: 2006
Editore: Rizzoli
Numero di pagine: 262
Costo: 17,50 Euro

Recensione a cura di Andrea Di Lenna

Un libro fuori dal comune estremamente utile per capire un po’ meglio come siamo fatti, soprattutto relativamente a quella nostra dimensione così poco conosciuta delle emozioni. L’autore prende in esame gli ultimi contributi dell’economia cognitiva e della neuroeconomia per spiegare come ognuno di noi, dietro ad un’apparente razionalità nel prendere le decisioni che quotidianamente ci vengono proposte, risponde in modo più o meno consapevole ad una “logica emotiva”, che quindi proprio logica non è… E così, attraverso una serie di piccoli esempi tratti da recenti studi ed esperimenti applicati alla vita di tutti i giorni, Matteo Motterlini indica una via poco esplorata per aumentare la nostra consapevolezza su questo interessante rapporto tra ragione ed emozione, fornendo utili strategie e pratici trucchetti per non cadere nei tranelli cognitivi di cui siamo vittime inconsapevoli in situazioni apparentemente gestite con la massima razionalità. Attraverso descrizioni semplici, di grandissima accessibilità e decisamente coinvolgenti, associate ad una serie di esperimenti pratici suggeriti direttamente al lettore, questo libro ha il grande merito di introdurre con semplicità ed efficacia nell’affascinante mondo della ricchezza ed imprevedibilità dell’essere umano, aggiungendo a quanto sino ad oggi conosciuto ed esplorato un’interessantissima nuova dimensione.

A chi lo consigliamo:
A chi crede nell’importanza fondamentale delle emozioni nei processi decisionali, e non solo in ambito aziendale, ma anche a chi è scettico: saprà trovare importanti e numerosi spunti per ricredersi!

Il passaggio da non perdere:
Veramente difficile fare una scelta: scelgo le prime due pagine, in cui vengono proposte le situazioni in cui una qualsiasi persona, avendo deciso di comperare un certo tipo di cellulare, lo si trova a 60 Euro in un certo negozio, scoprendo poi lo stesso cellulare a 50 Euro in un negozio a soli dieci minuti di distanza. La medesima situazione viene descritta a proposito del processo di acquisto di un televisore al plasma a 1.780 Euro in un certo negozio e 1.770 Euro in un altro negozio, sempre a dieci minuti di distanza. Quali saranno le scelte di acquisto di quel consumatore in entrambi i casi? Leggete il libro!

“La musica in testa” – di Giovanni Allevi

 image_bookAutore: Giovanni Allevi

Anno di pubblicazione: 2008
Editore: Rizzoli
Numero di pagine: 219
Costo: 15,00 Euro

Recensione a cura di Andrea Petromilli

Il primo libro di Giovanni Allevi, giovane pianista e compositore, considerato un talento della musica contemporanea, traduce in parole le emozioni e lo stile delle sue composizioni musicali. Non è un’autobiografia quanto piuttosto un racconto degli episodi salienti della vita dell’artista che tratteggia i momenti difficili, i problemi, i diversi mestieri, le “crisi” e le “piccole grandi soddisfazioni” sperimentate prima di raggiungere il successo. Allevi si fa trovare dalla la sua passione, la musica, nei più disparati contesti e Lei, “la strega capricciosa”, come definisce il riccioluto compositore la sua musa, lo accompagna e si presenta nei momenti più impensati: in autobus, mentre è in strada, al supermercato, perfino in ambulanza… e gli suggerisce i pezzi musicali da trascrivere e successivamente eseguire. Dai brevi racconti che caratterizzano ognuno dei capitoli in cui è composto il libro emerge tanto l’uomo quanto il professionista e la lettura aiuta a stimolare nel lettore la ricerca delle proprie passioni e di come riuscire, anche in situazioni difficili, a farsene carico a pieno nel cercare di reallizzarle. Un libro schietto ed immediato che si può leggere tutto d’un fiato o a “piccoli dosi” senza necessariamente procedere dall’inizio alla fine, ma aprendolo a caso e lasciandosi coinvolgere dalle parole, proprio come con le musiche di Allevi.

A chi lo consigliamo:
A tutti coloro che vogliono coltivare le proprie passioni e sogni vivendoli a pieno, consapevoli delle inevitabili difficoltà e ostacoli da gestire e superare durante il percorso che porta alla loro concretizzazione.

Il passaggio da non perdere:
“L’attacco di panico” è uno degli ultimi capitoli del libro e parla da come nasce “Panic”, composizione molto nota anche perchè colonna sonora di vari spot televisivi. Tanto dolce e rassicurante quella musica, tanto spiazzante e potenzialmente tragico l’episodio da cui nasce … ovvero, un attacco di panico vissuto da Allevi pochi giorni dopo la sua fortunata tourneè in Cina, mentre è nella sua casa a Milano. Lascio alle parole del compositore come quest’esperienza vissuta è stata tradotta in musica, così da dare anche un saggio della struttura del libro: “… rifletto sulla parola. Panico è Pan, il dio Tutto. Il tutto. All’improvviso mi è chiaro che panico non è l’incontro del vuoto paralizzante, ma è l’esperienza del nostro tutto, della dirompente energia creativa che è dentro ognuno di noi […] Qualunque cosa fosse, io ho benedetto il mio panico. Ho un’idea! Quella melodia, sull’ambulanza, sì, quella melodia dolce in Sol bemolle… la chiamerò Panic!”

“Il lunedì arriva sempre di domenica pomeriggio” – di Massimo Lolli

 

lolliAutore: Massimo Lolli

Anno di pubblicazione: 2009
Editore: Mondadori
Numero di pagine: 200
Costo: 18,00 Euro

Recensione a cura di Adriano Capelli

Questo romanzo, divertente ed autoironico, racconta le vicende umane di Andrea Bonin, manager di successo di un’importante azienda vicentina il quale, a cinquant’anni, rimane senza lavoro perché in azienda subentra al vecchio padre fondatore dell’azienda il figlio che ha idee “diverse” dal Direttore Generale, il nostro Andrea Bonin.
La storia è estremamente adatta ai tempi che stiamo vivendo e narra come un cinquantenne di successo, improvvisamente, debba fare i conti con la vergogna dell’essere rimasto senza lavoro in una città chiusa e provinciale come Vicenza.
Inizia così a riempire il proprio tempo con varie attività e in nuove relazioni che lo spingono ad entrare, inevitabilmente, con la parte più profonda di se stesso. Il libro diverte perché il Super-Io dell’autore racconta l’Io bambino del manager che si avventura, in modo più o meno casuale, in avventure tragicomiche narrate con acutezza ma anche con leggera ironia. Molti si possono riconoscere, di questi tempi, nelle azioni di questo uomo alla deriva, ma che non molla. E alla fine, arriva anche un insegnamento duro e razionale per chi si trova, come lui, a re-inventare la propria vita a cinquant’anni.

Il passaggio da non perdere:
Il primo capitolo, quello riguardante l’incontro in discoteca con Bertilla. Ma tutto il libro è un quadro disincantato e, allo stesso tempo, profondo delle relazioni che si dipanano all’interno del luogo di lavoro, da Vicenza al “fantastico” racconto del viaggio in Cina…

A chi lo consigliamo:
Ai manager del Nord-Est, in particolar modo, così come a tutti coloro che, anche nelle difficoltà oggettive del momento, non si abbandonano ad inutili piagnistei e decidono di combattere non disdegnando una sana ed intelligente autoironia.

“Il miracolo dell’acqua. Gli effetti della risonanza positiva” – di Masaru Emoto

acquaAutore: Masaru Emoto

Anno di pubblicazione: 2007
Editore: Il Punto d’Incontro Edizioni
Numero di pagine: 129
Costo: 12,80 Euro

Recensione a cura di Andrea Petromilli

In questo libro il dottor Masaru Emoto esplora l’ “impatto” sull’acqua delle parole e del linguaggio. Per far questo fotografa i cristalli dell’acqua congelata ed esposta precedentemente a vibrazioni della musica, delle parole (pronunciate o anche soltanto scritte sulle bottiglie dei campioni d’acqua) e persino dei pensieri.
Le fotografie dei cristalli costituiscono il cuore del libro ed i risultati dei suoi esperimenti mostrano che i cristalli d’acqua, trattati secondo la tecnica di refrigerazione, cambiano struttura a seconda dei messaggi che ricevono.
In particolare si creano delle configurazioni armoniose e ben articolate nel caso di parole come “amore”, “mi fido di te”, “ti voglio bene”… mentre i cristalli diventano incompleti e deformati se la stessa acqua riceve parole come “non sei capace”, “ti odio” e “non vali niente”.
La visione di queste immagini e le considerazioni che lo scienziato giapponese fa a riguardo fanno emergere nella mente del lettore domande tipo: “Se le parole ed i pensieri possono fare questo all’acqua, cosa possono fare quando sono rivolte all’uomo che è fatto del 90% di acqua?”.
Una giornata in un qualsiasi ufficio è costellata di parole e pensieri verso colleghi ed altre persone, proprio quelle stesse parole e pensieri che fanno variare significativamente la configurazione del cristallo dell’acqua sia in termini negativi che positivi.
La lettura del libro e la visione delle immagini riportate aiutano a focalizzare i concetti chiave di risonanza ed empatia. Tali aspetti vengono declinati e commentati dall’autore attraverso esempi di come viverli quotidianamente per allenare la possibilità di entrare in risonanza positiva con le persone con cui interagiamo per creare relazioni più armoniose migliorando la capacità di comunicazione.

Il passaggio da non perdere:
La parte centrale del libro è composta dalle immagini dei cristalli dell’acqua con le relative parole o vibrazioni (musica, radiazioni, pensieri) che li hanno formati. Solo queste immagini valgono la lettura del libro e solleticano profondamente i pensieri di chi le guarda.

A chi lo consigliamo:
A tutti coloro che sono interessati a sviluppare relazioni positive, tanto nel lavoro quando nella propria vita privata, e sono curiosi di conoscere una modalità innovativa ed unica nel suo genere per approfondire la conoscenza di aspetti centrali della comunicazione a cui, anche solo per abitudine, non si tende a dare un’adeguata attenzione.

“Karaoke Capitalism” – di J. Ridderstrale, K. A. Nordstrom

capitalismAutore: Jonas Ridderstrale, Kjell A.Nordstrom

Anno di pubblicazione: 2006

Editore: Franco Angeli

Numero di pagine: 265

Costo: 23,00 Euro

 

Recensione a cura di Andrea Di Lenna

Ho sempre una certa riluttanza a leggere libri di management, che troppo spesso propongono nuovi modelli miracolistici descritti in grafici e matrici, tante matrici… Ho quindi esitato nell’acquisto di un libro il cui titolo, però, attirava la mia attenzione. Ho sfogliato quindi qualche pagina e mi sono imbattuto in quest’affermazione: “Qualunque cosa dicano gli esperti, il benchmarking non vi porterà mai al top, ma solo alla mediocrità”.
L’ho comprato subito, e non sono stato deluso: finalmente un libro in cui si parla di come lavorare mantenendo e sviluppando la propria identità o, come dicono gli autori, evitando il problema in base al quale “troppi cercano di essere qualcun altro, invece che se stessi. Gli innovatori non imitano. Sanno che non ha senso cercare di diventare una versione in miniatura della Generai Electric”.
Mi sono quindi appassionato alla lettura di questo libro molto particolare, che non propone scemi, ma cerca di descrivere la realtà nella quale viviamo e di fornire delle possibili strade per uscire a testa alta dalla competizione, sempre più serrata. Un’opera che descrive in modo molto chiaro il significato di talento, di network, di innovazione, nonché del ruolo di emozioni, stati d’animo e responsabilità individuale per migliorare i risultati non solo di ciascuno di noi, ma anche delle organizzazioni nelle quali lavoriamo.
Altro elemento di interesse sono le numerosissime statistiche che descrivono con pochi numeri le tendenze della società nella quale viviamo, utilissime a prendere coscienza della strada che abbiamo, più o meno consapevolmente, intrapreso…
Consiglio quindi di avvicinarsi a questa interessante pubblicazione, scritta con grande ironia e con uno stile molto lontano dai classici libri di management.

Il passaggio da non perdere:
Tantissimi, un paio almeno per ogni capitolo del libro (ne ha ben quindici…) Opto per questo, che descrive molto bene la società Karaoke: “Nel mondo karaoke, l’identità non è più legata alla produzione, ma al consumo. Fai shopping e quindi sei. (…) Le società sono misurate in base agli edifici che costruiscono. Gli Egizi costruirono le piramidi. I Greci ci lasciarono le Acropoli. I Romani il Colosseo. I tempi moderni ci lasceranno i centri commerciali.” .

A chi lo consigliamo:
A chiunque creda che l’investimento su se stessi, attraverso la formazione e lo sviluppo personale, sia la migliore ricetta per limitare l’impatto negativo della globalizzazione ed amplificare i propri risultati professionali.

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