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La tappa di Port3 alla fortezza di Bardi

Venerdì 8 luglio presso la Fortezza di Bardi in provincia di Parma, si è tenuta la sesta edizione di “Port3”, l’edutainment di e con Pasquale Gravina e Andrea Di Lenna.

L’evento ha raccolto l’interesse di circa 250 persone, che in un’atmosfera particolarmente suggestiva, hanno partecipato con entusiasmo e coinvolgimento alle riflessioni e i racconti dei due protagonisti.

La serata è stata promossa dalle aziende presenti nella Valceno, ovvero Barilla, Bercella, Camattini, Cedacri, Cisita, Dallara, Experis, Forma Futuro e Turbo Coating, con il patrocinio del Comune di Bardi e del Centro studi della Valceno.

Ad introdurre la serata è stato l’ing. Andrea Pontremoli, Amministratore Delegato e Direttore Generale di Dallara, protagonista di un discorso molto affascinante sullo stato delle economie più avanzate e su come sarà decisivo nell’immediato futuro allenare le aziende e i propri collaboratori ad essere “più preparati che pronti”.

E’ seguito poco dopo l’intervento dell’Ing. Giampaolo Dallara, fondatore dell’omonima casa automobilistica, che ha permesso a tutti i presenti alla serata di vivere un momento importante di riflessione e divertimento commentando una porta speciale…

L’Ing. Dallara, confrontandosi con Gravina e Di Lenna, ha sottolineato l’importanza che hanno avuto gli errori nella sua carriera, e ancora di più l’interpretazione data agli stessi, scegliendo di non utilizzare alibi per giustificare le difficoltà incontrate ma preferendo prendere coscienza dei propri limiti per migliorare.

La serata è stata un crescendo di emozioni e riflessioni che, in una cornice storica e di impatto come la Fortezza di Bardi, hanno reso quest’occasione ancora più straordinaria.

Porte giunge così alla sua sesta tappa.

Rimanete sintonizzati sul sito di Porte per avere novità e informazioni sulle prossime fermate…

125 Years BOBST – For the next generation

a cura di Alessandra Scafa

Grande giornata di festeggiamenti per i 125 anni del gruppo BOBST, azienda svizzera che opera a livello internazionale nella produzione di macchine per l’industria degli imballaggi, che ha richiesto per l’occasione l’intervento di Performando.

I trainer hanno supportato BOBST nell’evento regalando ai circa 250 dipendenti presenti un finale interattivo ed altamente simbolico.

Metafora scelta per l’occasione: il Paper Bridge .

Ai partecipanti, divisi in più gruppi di lavoro, è stato chiesto di costruire dei ponti di carta – funzionali e belli esteticamente – per collegare i tavoli presenti nella sala, ciascuno rappresentante una fase dell’evoluzione dell’azienda ed una nazione in cui essa è presente (rappresentata da una bandiera sotto forma di puzzle che ciascun gruppo ha dovuto ricostruire).

Ma non è tutto.

I ponti, costruiti utilizzando solo il materiale messo a disposizione (fogli di carta, nastro adesivo e spago), al termine dell’attività avrebbero dovuto sostenere il passaggio di un modellino di autoarticolato del peso di circa 800 grammi.

Collaborazione intra e inter gruppo, divisione dei compiti e creatività sono stati gli ingredienti indispensabili per portare a termine l’attività con successo entro il tempo prestabilito (1 ora e 45 minuti).

Non è mancato inoltre in ciascun gruppo un momento di confronto sulla conoscenza della storia dell’azienda dalla fondazione fino ad oggi – necessario per rispondere alle domande ed ottenere materiale bonus per il ponte – ed una riflessione collettiva per la redazione di un messaggio da recapitare alla Direzione di BOBST, rivolto alle generazioni future.

L’immagine con cui BOBST e Performando hanno concluso i festeggiamenti è stata infine ripresa e proiettata in tempo reale sul maxi schermo presente nella sala, tra l’orgoglio e l’entusiasmo di tutti i protagonisti dell’evento: uno dei 16 modellini di autoarticolato messi a disposizione da Performando è partito dal primo tavolo e, trainato a staffetta da un membro di ciascun gruppo, ha attraversato tutti i bellissimi ponti costruiti.

All’interno del modellino prescelto sono stati raccolti i messaggi scritti dai partecipanti, preziosi feedback per la Direzione di BOBST e per le generazioni future.

Così, collegando le diverse nazioni e ripercorrendo le tappe dello sviluppo dell’azienda, il modellino è giunto all’ultimo tavolo. Qui, grazie al suo ricco contenuto, potrà contribuire a costruire il futuro dell’azienda e proseguirà la sua corsa…”For the next generation”!

SAVE THE DATE: Giovedì 17 marzo evento esclusivo con John Kirwan

Passione e metodo: è questo il titolo dell’incontro esclusivo con cui John Kirwan Giovedì 17 marzo ritornerà in Italia nelle vesti di speaker.

Un evento eccezionale in cui l’ex All Blacks coinvolgerà i partecipanti con la sua esperienza di uomo, giocatore e coach nel mondo del rugby.

Un’esperienza altamente formativa e ricca di significato in cui verranno affrontati i temi della leadership, del lavoro in team, della motivazione e del coraggio.

Un incontro di tre ore in cui i presenti potranno confrontarsi con una persona fuori dal comune.

L’incontro si terrà presso la splendida cornice della sede della Società Letteraria di Verona.
Il palazzo del XVI secolo che ospiterà l’evento si trova davanti l’Arena di Verona, nella centralissima piazza Brà (a pochi minuti dal Parcheggio Multipiano Cittadella.)

Per maggiori informazioni e/o confermare la propria partecipazione mandare una mail all’indirizzo:eventi@performando.it

 

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Bruno Durante intervistato per la rivista aziendale D.People Magazine

Bruno Durante, partner di Performando, cura da anni i progetti di formazione e consulenza all’interno di DAB, azienda leader nel settore delle tecnologie per la movimentazione e la gestione dell’acqua.

In occasione del decennale della sua partnership con l’azienda, Bruno Durante all’interno della rivista aziendale D. People Magazine, ha parlato della sua esperienza professionale in DAB, che dura da tanti anni proprio in virtù di un approccio comune che pone la persona al centro dei percorsi di sviluppo.

“Completion bias”: minaccia o risorsa per la gestione produttiva delle nostre giornate

a cura di Alessandra Scafa

Da qualche tempo un nuovo costrutto si sta diffondendo tra gli studiosi ed esperti nel campo della psicologia organizzativa: il “Completion bias”.

Introdotto dalla professoressa Francesca Gino, della Harvard Business School e da Bradley Staats, professore all’University of North Carolina, tale costrutto getta luce su un fenomeno che troppo spesso mina silenziosamente la gestione della nostra giornata lavorativa e si collega al tema del time management.

Il termine indica la tendenza sistematica del nostro cervello a ricercare compiti rapidi da portare a termine, per il piacere derivante dal loro completamento.

La scarica di dopamina rilasciata in seguito al “completamento in sé” di un’attività, a prescindere dall’importanza dell’attività stessa o dalla sua difficoltà, induce infatti ad un picco temporaneo di motivazione, attenzione e memoria e, complessivamente, ad una percezione di maggior benessere e felicità nella persona.

Accade così che spesso si dedichi l’intera giornata allo svolgimento di compiti secondari e di facile attuazione (come ad esempio rispondere alle mail) tralasciando quelli più impegnativi ed a lungo termine, con effetti significativi sulla nostra efficacia lavorativa e soddisfazione.

Un esempio eloquente del fenomeno – e delle sue conseguenze sulla prestazione lavorativa e sull’intero contesto in cui si opera – ci è fornito dalla professoressa Gino in una ricerca condotta presso il pronto soccorso di un ospedale.

Dai 43 mila casi osservati è emersa una significativa tendenza da parte dei medici del reparto a dare priorità ai pazienti più rapidi da assistere, per dedicarsi poi a quelli più gravi ed impegnativi, di cui ci si prende cura dopo aver esaurito già gran parte delle proprie energie.

Si potrebbe obiettare che questo è un caso estremo in cui si manifesta la portata nociva e disfunzionale del “completion bias” e che ci possono essere delle procedure per cui in un ospedale si hanno delle priorità di intervento.

Prendiamo come riferimento allora il nostro contesto quotidiano.

Quante volte noi, seduti alla scrivania, facciamo lo stesso?

Quante volte arriviamo a fine giornata esausti, con la sensazione che seppur abbiamo lavorato assiduamente siamo ancora ben lontani dai nostri traguardi più impegnativi?

Il risvolto positivo della situazione c’è.

Sull’onda degli esperimenti condotti nell’ambito di una ricerca ancora inedita infatti, Gino e Staat dimostrano come questo bias, generalmente incontrollato, se gestito in maniera consapevole, possa rivelarsi una risorsa preziosa da cui ricavare il “combustibile” necessario allo svolgimento dei compiti più ardui.

Qual è il trucco?

Secondo i due professori la strategia vincente consiste nel pianificare la propria giornata di lavoro facendo sì che ogni attività “hard” sia preceduta da una o due attività più leggere e poco impegnative in termini di tempo.

Grazie a quest’alternanza hard – soft sarà possibile di volta in volta ricaricare energia e progredire ogni giorno in entrambe le direzioni (impegni a breve e lungo termine).

Un suggerimento in più.

Gli esperimenti mostrano che la carica derivante dall’aver terminato un’attività aumenta se tale completamento ci consente di “eliminare” materialmente quel compito da un elenco in cui esso era segnato.

Assolutamente sì quindi alle “to do lists” in cui è possibile segnare con una spunta le attività portate a termine di volta in volta!

Per leggere l’articolo completo pubblicato dai due ricercatori sulla Harward Business Review cliccare qui

Performando partecipa al progetto europeo “Aftermatch Life beyond sport”

Performando, la formazione e lo sport: atto terzo.

Dopo l’esperienza decennale in percorsi formativi aziendali affianco di testimonial sportivi di altissimo livello e la nascita di Port3, l’edutainment che utilizzando la metodologia dello spettacolo e la metafora dello sport, affronta il tema dello sviluppo personale e professionale, arriva la tappa numero tre.

Performando, da gennaio di quest’anno, è coinvolta nel progetto europeo Erasmus+ “Aftermatch, Life beyond sport”, che vede la partecipazione delle seguenti nazioni: Slovenia, Grecia, Bulgaria, Polonia e Italia.

Il progetto, il cui kick off è stato a gennaio 2016, si svilupperà lungo un periodo di due anni e avrà la sua conclusione nel dicembre del 2017.

L’obiettivo principale è quello di realizzare un approccio innovativo relativamente alla carriera post sportiva degli atleti professionisti, promuovendo un’insieme di buone pratiche che possano essere applicate trasversalmente da tutti coloro che si rapportano con gli stessi durante il loro percorso.

Il punto di partenza che ha dato il via alla volontà di intraprendere questo progetto è stata la consapevolezza, maturata negli anni attraverso le numerose testimonianze dei diretti interessati, che lo sport permette a chi lo pratica ad alto livello di sviluppare una serie di competenze, definite trasversali, che risultano essere di fondamentale importanza e capaci di fare la differenza nel mondo del lavoro.

Quello che il più delle volte accade però, è che a fine carriera agonistica, gli atleti non riescano a incanalare a dovere quanto appreso dallo sport, non sfruttando quindi a pieno le loro potenzialità.

Manca cioè quella “strategia di uscita” che permetta loro di agevolarli in maniera efficace nel passaggio dal mondo dello sport professionistico a quello del lavoro.

In altri termini manca un modello di riferimento a cui tutte le entità che gravitano intorno agli atleti durante la loro carriera, come insegnanti, allenatori, federazioni sportive, possano attenersi per facilitare la loro crescita e accompagnarli anche dopo la fine della loro vita sportiva.

I target di questo progetto complesso e ambizioso saranno dunque tre:

– i giovani atleti, in modo che possano iniziare un percorso di crescita e consapevolezza ancora prima di abbandonare lo sport

– gli ex atleti, in modo che possano scoprire le competenze trasversali sviluppate durante la loro carriera sportiva e utilizzarle efficacemente per l’ingresso nel mondo del lavoro

– le federazioni, le associazioni sportive e le scuole, in modo che acquisiscano metodi e approcci innovativi per trasformarsi da semplici trainer che preparano gli atleti fisicamente, tecnicamente o scolasticamente, a consapevoli educatori di persone, che possono facilitare il delicato passaggio da una carriera all’altra.

La prossima tappa si svolgerà a Sofia dove verranno presentati pubblicamente e con la partecipazione delle principali autorità goverantive e sportive della Bulgaria, I risultati della prima fase del progetto: una ricerca che sta coinvolgendo centinaia di persone (tra atleti, ex atletiti e referenti organizzativi in ambito HR e non solo) per raccogliere dati a sostegno ed integrazioni delle ipotesi che sottendono il progetto Aftermatch, sintetizzate nelle righe precedenti.

A mano a mano che il progetto prosegue ne daremo visibilità nel nostro sito e nei canali istituzioniali di Aftermatch: Aftermatch pagina Facebook Aftermatch pagina Twitter.

Momento finale del progetto sarà la messa in scena a Venezia, a dicembre del 2017, di un’edizione rivisitata e speciale di Port3 , l’evento di e con Pasquale Gravina e Andrea Di Lenna che in data odierna è arrivato alla sua quinta edizione e che ha già mostrato a circa un migliaio di persone quanto lo sport possa e debba essere esempio e palestra di vita.

L’Ultimate Frisbee per la formazione esperienziale

a cura di Tommaso Cuccarolo

Performando cerca sempre nuovi approcci e collaborazioni per poter sviluppare percorsi formativi innovativi e personalizzati.

E’ in questa continua ricerca che si inserisce la metafora delll’Ultimate Frisbee, sport di squadra recentemente riconosciuto dalla commissione CIO (comitato olimpico internazionale) come disciplina olimpica.

Nato alla fine degli anni 60 sui campus americani, l’Ultimate Frisbee consiste nel fare in modo che i giocatori di una squadra segnino punti passando un disco di plastica del peso di 175 g all’interno dell’area di meta avversaria, senza muoversi, se non sul proprio piede perno, mentre sono in possesso del disco.

La caratteristica che rende questo sport particolarmente adatto al contesto organizzativo è il fatto di essere auto arbitrato dagli stessi giocatori in campo.

Ciò significa che sono gli stessi protagonisti dell’attività a doversi osservare durante la competizione, secondo dei parametri oggettivi.

Quando si verifica una violazione del regolamento infatti, il gioco viene fermato e i giocatori direttamente coinvolti, cioè chi ha chiamato la violazione e il suo avversario, interpretano e discutono l’accaduto.

La soluzione al conflitto sta nella conoscenza delle regole e nell’onestà dei giocatori nell’applicarle equamente, per far riprendere il gioco più velocemente possibile.

Solo quando si raggiunge un accordo su come procedere, la sfida può riprendere.

La regola che vieta il contatto fisico inoltre, permette ai giocatori di competere senza ostacolare il movimento dell’avversario, facendo in modo che si sviluppi una cultura del fair play e della competizione leale.

Il momento della conclusione di una partita di Ultimate Frisbee chiude il cerchio per quanto riguarda le caratteristiche che lo rendono efficace in un percorso formativo; a partita conclusa le due squadre si uniscono per parlare dell’andamento della sfida e chiarire episodi particolari.

Durante questo momento di confronto ogni capitano fa alcune considerazioni sulla propria squadra e sugli avversari in vista di una competizione futura.

Si valuta inoltre lo spirito della squadra contro cui si è giocato secondo cinque parametri:

1 qualità della comunicazione in campo

2 quantità di contatto fisico durante la competizione

3 atteggiamento positivo e rispettoso avuto dai giocatori

4 lealtà nella competizione

5 conoscenza delle regole da parte dei giocatori nella gestione delle infrazioni al regolamento.

Il valore formativo di questo sport, come si è potuto verificare in un anno di attività formativa in diversi contesti, è particolarmente elevato.

Tra gli elementi che emergono attraverso l’ultimate frisbee, ci piace sottolineare:

– L’importanza della collaborazione e del gioco di squadra ai fini della prestazione. Non potendo correre con il disco in mano, si ha sempre bisogno del supporto dei propri compagni per poter fare meta. Senza contare che ai fini della partita è importante lanciare il disco al proprio compagno mettendolo nelle migliori condizioni per acquisirne il possesso.

– Il rispetto delle regole e degli avversari. Nel campo dell’Ultimate si parla di “Spirit Of The Game” (Spirito del Gioco), ovvero la prima regola che permette ai giocatori di auto-arbitrarsi per una gestione efficace e leale della partita.

– Il passaggio dall’ottica del conflitto a quella del confronto. Nei momenti di controversia si ferma il gioco per permettere ai giocatori interessati di risolvere il problema sorto e riprendere l’azione dal momento dell’interruzione una volta raggiunto l’accordo.

Performando, collaborando con giocatori di serie A di questo sport, usa l’Ultimate Frisbee per i percorsi in cui si affrontano i temi del lavoro di squadra e la gestione delle relazioni, permettendo alle persone di praticare un’attività sicura e dal divertimento genuino.

31.3.2016 Avviso Fondirigenti

31 marzo 2016
Presentazione di Piani Formativi Condivisi aziendali e individuali

Gli Organi statutari di Fondirigenti hanno deliberato di promuovere, su tutto il territorio nazionale, due nuovi Avvisi impegnando complessivamente 20 milioni di Euro, di cui 19 milioni per l’Avviso 1 e 1 milione per l’Avviso 2.

Avviso 1/2016: Supportare lo sviluppo della managerialità e della competitività delle imprese aderenti a Fondirigenti

I Piani formativi aziendali dovranno indirizzarsi alle seguenti aree di intervento: digitalizzazione; internazionalizzazione; innovazione organizzativa, di processo e/o di prodotto; relazioni impresa e sistema education; filiere e aggregazioni aziendali.

I Piani formativi dovranno essere presentati in forma singola, anche nel caso di iniziative interaziendali.

Il finanziamento massimo ammissibile per ciascun Piano formativo non potrà superare 15.000 euro.

Avviso 2/2016: Favorire l’occupazione dei dirigenti involontariamente disoccupati

I Piani formativi individuali, presentati in forma singola, dovranno riguardare la realizzazione di interventi finalizzati a favorire una prospettiva occupazionale e professionale.

Ciascun dirigente involontariamente disoccupato potrà essere destinatario di un unico Piano per un finanziamento massimo di 6.000 euro aumentabile a 7.000 euro solo in caso di cofinanziamento del partecipante di 1.000 euro.

La compilazione dei Piani, secondo la modulistica predisposta dal Fondo, dovrà essere effettuata on line, dal sito web di Fondirigenti, attraverso l’area riservata alle Aziende/Soggetti Proponenti.

I Piani possono essere presentati a partire dal 18 aprile 2016.

Tools for training , partner di Performando per la ricerca e la gestione dei finanziamenti nel campo della formazione e consulenza, in merito al presente bando:

– verifica la presenza di tutti i requisiti formali e tecnici per la partecipazione all’avviso

– realizza l’analisi dei fabbisogni e la progettazione

– fornisce propri docenti per la formazione

– presenta il piano sul portale Fondirigenti

– gestisce il finanziamento erogato

– rendiconta il piano finanziato.

Per maggiori informazioni contattare: marcomontini@toolsfortraining.it

Psychological Capital e performance lavorativa: pronto a sviluppare il tuo HERO?

a cura di Alessandra Scafa

A cosa fa riferimento Luthans – padre del “Positive Organizational Bheavior” quando parla di “HERO presente in ogni persona”?

HERO in realtà non è altro che l’acronimo di Hope, (self-)Efficacy, Resilience ed Optimism.

Questi quattro costrutti (tradotti in italiano: determinismo, autoefficacia, resilienza ed ottimismo) sono stati riuniti da Luthans in un unico meta-costrutto a cui ha dato il nome di Psychological Capital (PsyCap).

L’ambito di riferimento è quello relativo alla persona ed al suo potenziale individuale, e al come si possa affrontare un contesto lavorativo sempre più mutevole ed indefinito.

Questo approccio, calato nell’ambito organizzativo, si incentra in particolare su quelle capacità e risorse personali che possono essere misurate e sviluppate per il miglioramento della performance lavorativa.
È così che Luthans ci parla dell’importanza del potenziale HERO presente in ogni persona e di quanto possa essere strategico nel contesto organizzativo investire sulla sua espressione e sviluppo.

Studi empirici hanno dimostrato che le quattro componenti di “HERO”, la cui singola rilevanza nell’influenzare la performance lavorativa è già ampiamente validata, quando sono considerate congiuntamente risultano avere un apporto ancora maggiore su variabili come: soddisfazione lavorativa, commitment, work engagement e prestazione lavorativa.

Dunque, più elevate saranno in una persona:

• la capacità di perseverare nel raggiungimento dei propri obiettivi adottando al contempo strategie flessibili e “speranzose” (Hope),

• la fiducia nella propria capacità di raggiungere obiettivi specifici in situazioni specifiche (self-Efficacy)

• la capacità di recuperare energie e risorse in seguito a momenti critici (Resilience)

• la tendenza ad avere una lettura positiva e realistica degli eventi presenti e futuri (Optimism)

più alto sarà il suo Psychological Capital e, ci mostrano gli studi, migliore sarà la sua prestazione lavorativa.

Questo investimento sulle dimensioni interne e le così dette “soft skill” della persona è coerente con l’approccio che adottiamo in Performando, dove con i nostri interventi miriamo all’ottimizzazione della performance lavorativa attraverso lo sviluppo personale.
Il nostro simbolo è infatti il Pi greco, con riferimento a questa imprescindibile connessione tra ciò che è manifesto (la performance) e ciò che invece è relativo al “bagaglio interno” di risorse e caratteristiche di cui ognuno è portatore (per maggiori informazioni visita la pagina che parla del nostro logo .

L’interesse verso le possibilità di sviluppo di questo potenziale è centrale anche per Luthans. Nei suoi studi definisce infatti il PsyCap come uno “stato di sviluppo psicologico positivo”, dove la parola “stato” fa riferimento proprio alla sua transitorietà ed al suo continuo potenziale di crescita.

In linea con questa attenzione, il report finale del Psychological Capital Questionnaire (PCQ-24, un questionario self-report che rappresenta attualmente lo strumento più utilizzato per misurare il PsyCap) contiene un’ampia parte dedicata ai “Piani di sviluppo” personali, partendo dal “Profilo PsyCap” individuale emerso.

Nel report sono proposti infatti strategie ed esercizi da cui prendere spunto per il proprio personale piano di sviluppo che, ci dice Luthans, può essere intrapreso anche individualmente pur evidenziando l’utilità della presenza di una guida/coach.

Tutti possiamo scegliere di impegnarci per far crescere l’HERO che è in noi. Basta iniziare…

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