La forza dell’apparenza

Tre minuti sono sufficienti per farsi l’idea delle capacità intellettuali di un conferenziere? Un responsabile del personale può giudicare il candidato dalla sua foto tessera? La visita del sito web ci permette di delineare la personalità dell’autore? Possediamo la capacità di giudicare al primo sguardo?
Samuel Gosling, ricercatore dell’Università del Texas, nel suo ultimo lavoro propone un interessante studio su un modello di analisi della personalità, definito come percezione sociale, che prende in considerazione i segnali simbolici che comprendono sia le caratteristiche che un individuo vuole comunicare all’esterno in modo consapevole (“pretese di identità”) sia quelle che trasmette non intenzionalmente (“tracce comportamentali”).
Su un campione di settanta ambienti di lavoro e attraverso un questionario di rilevazione compilato da otto profiler (ispettori) dilettanti, lo studioso ha indagato “le tracce della personalità” lasciate dagli impiegati nei loro rispettivi stanze d’ufficio. I risultati sono stati sorprendenti. Basandosi sull’analisi dello stile decorativo, della pulizia e del grado di organizzazione, gli “ispettori” sono riusciti a prevedere con estrema esattezza il grado di apertura ed estroversione di chi sedeva a una data scrivania.
Entro alcuni limiti, Gosling spiega che non è necessario avere di fronte una persona, ne tanto meno sottoporla ad un test psicologico come il BIG FIVE, per costruirsene un’immagine perché basta osservare i luoghi in cui le persone vivono e/o appaiono.
Si può, quindi, sostenere che l’apparenza non inganna in quanto l’esteriorità è frutto sia di scelte consapevoli per avvicinarsi ad un’identità desiderata sia di riflessi inconsapevoli. Se parliamo in termini di percezione sociale, lo studioso osserva che seppur la capacità di percezione dei segnali simbolici si differenzia da individuo ad individuo, tuttavia di norma è molto ben marcata in tutti. Allora, possiamo sostenere che chiunque, dopo solo pochi minuti, è in grado di percepire la capacità intellettuale di un oratore sulla base di “pregiudizi” che effettivamente sembrano essere “preditivi” e “corretti”.
Allo stesso modo il responsabile del personale attraverso la foto del candidato, volutamente ricercata e curata, può intuire a quale identità voglia assomigliare l’individuo. Alcuni psicologi sostengono che noi, con il tempo, tendiamo al nostro “Io ideale” lungo una sorta di profezia che si autoavverà. Gosling e la collega Simine Vazire spiegano che, escludendo la dimensione dell’estroversione, i siti web riescono a darci l’idea della personalità, persino migliore di un breve incontro. Una pagina pubblicata on line consente la costruzione di una “identità virtuale” e di trasmettere “indizi comportamentali”.
La nostra capacità di percezione sociale, basata proprio sulle tracce d’identità che ciascuno di noi lascia più o meno consapevolmente dietro di sé, sembra potere essere una modalità efficace per esplorare la personalità altrui.

APPROFONDIMENTI
KATIA GASCHLER, L’apparenza non inganna, in “Mente & Cervello”, n.14, pp.36-41, 2005.

GOSLING S.D. e altri:A Room with a Cue: Personality Judgements Based on Offices and Bedrooms, in “Journal of Personality and Social Psychology”, Vol. 82(3), pp. 379-3798, 2002.

VAZIRE S., GOSLING S.D., e-Perceptions: Personality Impressions Based on Personal Websites, in “Journal of Personality and Social Psychology”, Vol. 87(I), pp. 123-132, 2004.

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