Come le parole costruiscono la realtà: intervista a Gianrico Carofiglio

a cura di Sara Caroppo

parole-chiaveMarco Tulio Cicerone diceva: “Niente è così incredibile, che l’oratoria non possa rendere accettabile”.
Ecco spiegato in una frase il grande potere delle parole e della capacità di usarle nella maniera giusta.

Per chi lavora con le persone la comunicazione efficace è un pilastro importante se non primario per far bene e ottenere risultati; ma se è vero che le parole creano la realtà, è altrettanto vero che è importante capire come si possano utilizzare, e come vengano utilizzate dagli altri, al fine di generare relazioni produttive ed equilibrate.
Tra i professionisti che fanno del loro punto di forza la conoscenza della “forma giusta” delle parole, e da cui si può prendere spunto sempre nell’ottica di attingere da altri mondi per migliorarsi, ci sono certamente quelli del foro.

A questo proposito, libri di comunicazione e di management a parte, interessanti sono i libri di Gianrico Carofiglio, magistrato e scrittore italiano, tra cui ricordiamo “La manomissione delle parole” o “L’arte del dubbio”. I suoi saggi raccontano, attraverso l’esperienza professionale dell’autore, cosa e quanto si possa fare grazie alla conoscenza della “grammatica delle parole”.
Nonostante il contenuto possa sembrare pertinente solo a chi si interessa di diritto, un’attenta analisi dei libri del magistrato dimostra come il meccanismo che si nasconde dietro ai suoi racconti sia utile per tutti coloro che quotidianamente hanno a che fare con le persone.

Abbiamo avuto la fortuna di incontrare l’autore in occasione della presentazione del suo ultimo libro e di scambiare qualche battuta sull’argomento, focalizzandoci in particolare sulla sottile, ma significativa differenza, esistente tra i meccanismi della persuasione e della manipolazione, di cui più volte si parla nei corsi di comunicazione.

Dott. Carofiglio, qual è secondo lei la differenza tra l’essere persuasivi e manipolativi?
La differenza è nella dimensione etica dell’azione. Sono tutte e due manipolazioni , tutte e due intervengono sull’interlocutore, ma mentre la manipolazione tratta l’interlocutore come un oggetto , l’essere persuasivo lo tratta come una persona.

Come si può avere consapevolezza di questo e difendersi in caso di manipolazione?
Bisogna imparare a riconoscerli, bisogna imparare a riconoscere tutti quei congegni che in maniera più o meno consapevole vengono messi in azione da chi desidera, per varie ragioni, manipolarci.
Ci sono ragioni che hanno a che fare con finalità pratiche , venderci qualche cosa, ottenere qualcosa da noi, altre che hanno a che fare con esigenze più profonde e pericolose, e cioè quelle di aggressione all’altra persona.
Bisogna imparare la grammatica della manipolazione, che ovviamente è una cosa non facile.

Un ultima domanda: qual è il punto in comune tra il suo mestiere di scrittore e quello di magistrato?
La necessaria consapevolezza che bisogna usare le parole esatte per dire le cose.

Forse un’ulteriore domanda bisogna farla, ma a noi stessi: quanto siamo consapevoli delle parole che usiamo e del modo in cui lo facciamo?

Menu