Botta e risposta con Roberta Vinci

a cura di Antonio Agostini e Sara Caroppo

rvinciRoberta Vinci, classe 1983, campionessa del nostro tennis. Tra le prime venti al mondo nel 2011; attualmente numero 9 nel WTA Doubles Rankings e numero 19 nel WTA Singles Rankings (classifica aggiornata al 14 Maggio 2012).

La caratteristica piu’ importante di un tennista?
Il tennis e’ uno sport impegnativo, che assorbe e consuma tutte le tue capacita’. Direi comunque: la forza fisica, la tenacia e, non puo’ mancare, la voglia di soffrire… Nel doppio le cose non cambiano, ma ovviamente si aggiunge l’indispensabile affiatamento con la compagna!

Talento, tecnica, squadra, coach. Ci fai una tua classifica?
Beh, dipende… Le cose cambiano nel corso della carriera. Per il mio esordio direi che l’ordine di importanza sia stato: coach, tecnica e talento (ovviamente nel tennis non si puo’ parlare di squadra…). Nel pieno della maturazione, prende il sopravvento il talento personale, seguito dal coach e dalla tecnica. E nei momenti di crisi (che arrivano per tutti, prima o poi…) il coach diventa il fattore critico, a cui aggiungere il talento e poi la tecnica.

Lo stress: se lo conosci non ti uccide?
C’e’, esiste, non si puo’ eliminare. E’ fondamentale riuscire a controllarlo. Io, prima della partita ascolto della musica e parlo con il mio coach di quello che mi aspetta. Poi, una volta sul campo, per me c’e’ solo il tennis e quello che devo fare momento per momento.

Nel ranking internazionale si sale e si scende…
E’ normale, non bisogna farci troppo caso. Per quanto mi riguarda cerco di non pensare troppo alla classifica, ma solo a migliorare me stessa: tennisticamente, fisicamente e mentalmente. Poi, il resto viene da se’.

Terra battuta, erba, cemento, indoor, outdoor… Ma come fate?
Ci si abitua. Viaggiamo tutte le settimane e ormai il cambiamento non ci spaventa piu’. E non e’ solo il terreno di gioco: c’e’ da considerare il clima, la citta’, il pubblico… Si impara subito ad essere flessibili e ad adattarsi.

Ti pone degli obiettivi?
Certo. Come tutti. Come nella vita in genere. All’inizio della stagione c’e’ un bel momento, molto significativo, con cui io e il mio coach ci apriamo, ci confrontiamo e stabiliamo insieme obiettivi e programmi.

Le tue compagne nella squadra italiana: compagne o avversarie?
Compagne, non certo avversarie. In caso, competitor… Non bisogna dimenticare che il tennis e’ uno sport individuale, anche se per alcune settimane dell’anno giochiamo a squadre. E’ chiaro che un minimo di competizione fra noi ci sia, ma e’ una competizione sdrammatizzata, naturale, fisiologica, che ci fa bene. E’ soprattutto una spinta a migliorarci sempre di piu’.

Atleta donna in un mondo di maschi.
Si’, ma con ottimi risultati, almeno se si considerano quelli che abbiamo raggiunto negli ultimi anni, come d’altra parte anche negli altri sport e non solo nel tennis. E’ una cosa che ci da’ tanta soddisfazione, che ci gratifica, che ci fa sentire importanti.

I tuoi momenti di crisi.
Eh, si’, ne ho avuti. Anche tanti, direi… E’ normale, come tutti, chi non ce l’ha? Ne sono sempre uscita bene, per fortuna, grazie soprattutto alle persone a me vicine. E all’amore per questo sport.

Il coach.
Importantissimo. Non solo per me, per ogni atleta. Io, con il mio, ho un rapporto bellissimo, di piena fiducia e di totale sintonia. Non potrebbe essere il mio coach, senno’…

La caratteristica fondamentale di un coach.
L’umilta’ e la sensibilita’ di capire chi sta allenando. Noi giocatori e giocatrici siamo tutti diversi l’uno dall’altro e non e’ detto che cio’ che funziona per uno debba per forza funzionare anche con me. E le capacita’ tattiche.

Ci sono piu’ allenatori o piu’ coach?
Nel tennis non c’e’ differenza: coach e allenatore e’ la stessa cosa. Non so negli altri sport, ma nel tennis se non sei un coach nel senso vero e proprio non puoi allenare nessuno. Non e’ solo questione di tecnica o di preparazione fisica. Conta anche quello che hai dentro. L’aspetto mentale e’ quello dove bisogna lavorare di piu’.

Bilanciamento vita professionale – vita personale?
Lo sport e’ un mondo particolare. Innanzitutto, il segreto sta nel capire che la carriera sportiva di un professionista dura relativamente pochi anni. Per cui diventa importante cercare di costruirsi amicizie e buone relazioni nel circuito e viverle al meglio.

Il tuo domani professionale e’…
Chissa’? Non ci ho ancora pensato. Credo pero’ di star accumulando esperienze e competenze preziose, che vorrei in caso cercare di mettere a frutto restando in questo ambiente. Il tennis ti insegna tanto.

Il tennis come metafora della vita?
Ah, sicuro. E’ un’ottima metafora della vita. E’ un gran sbattimento di p…!

** Al momento dell’intervista la Vinci è reduce dal Mutua Madrid Open WTA di Madrid, dove con Sara Errani ha vinto la finale di doppio battendo la coppia russa Makarova-Vesnina. È il loro quarto successo in comune della stagione. Il loro prossimo obiettivo sono le Olimpiadi

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