Pensi positivo? Il cuore ringrazia!

Recensione a cura di Sara Caroppo

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Esiste un forte legame tra corpo e mente: più passa il tempo, più la scienza ce lo dimostra.

L’ultima prova arriva dall’università dell’Illinois: quando la saggezza popolare affermava: “pensare positivo fa star bene”, non sbagliava.

I ricercatori americani hanno condotto uno studio che ha visto la partecipazione di oltre 5000 adulti tra i 45 e 84 anni di età.

L’obiettivo dello studio era incrociare i dati relativi alla situazione cardiovascolare delle persone, con la loro predisposizione all’ottimismo e la salute mentale in generale, per vedere se e quale tipo di correlazione ci fosse.

I parametri scelti per analizzare la loro situazione cardiovascolare sono stati i sette utilizzati dall’ American Heart Association: pressione sanguigna, indice di massa corporea, livelli di glicemia e colesterolo, tipo di alimentazione, quantità di attività fisica svolta e vizio del fumo.

Per rilevare l’ atteggiamento mentale invece sono stati somministrati dei questionari.

Quello che ne è uscito fuori è un risultato importante sopratutto per chi nutre ancora dubbi sull’influenza che i pensieri hanno sul corpo.

«Le persone più ottimiste hanno una probabilità doppia di avere un cuore sano rispetto a chi vede tutto grigio» ha commentato l’autore principale della ricerca, Rosalba Haernandez dell’University of Illinois. «E questa associazione rimane significativa anche quando si escludono le variabili socioeconomiche e quelle relative alla salute mentale».

Per tutti coloro che hanno un atteggiamento positivo, la probabilità di collocarsi in una situazione ideale o intermedia per la salute cardiovascolare, e di avere livelli minori di colesterolo e glicemia, varia tra il 50% e il 76%.

«Se pensiamo alle ricadute sulla popolazione generale – ha commentato Hernadez – tutto questo si può tradurre in una riduzione dei tassi di mortalità. Ecco perché le strategie di prevenzione della malattie cardiovascolari dovrebbero prendere in considerazione anche quegli strumenti che possono migliorare il benessere psicologico delle persone».

A questo punto, a voler fare l’avvocato del diavolo, si potrebbe dire che forse lo scetticismo dei tanti parte dal dubbio che il pensare positivo, quel voler vedere sempre il bicchiere mezzo pieno, qualsiasi situazione si presenti nella vita, sia eccessivo o talvolta fuori luogo.

Ci permettiamo di dire, allora, che forse ad essere sbagliato è il presupposto di partenza, ovvero la definizione stessa che viene data al concetto di ottimismo.

Martin Seligman, famoso psicologo americano che studia come migliorare il benessere personale sottolinea la differenza esistente tra l’ottimista realista (esiste anche quell’ottuso…) e il pessimista, chiamando in causa lo “stile attributivo”, cioè la modalità che una persona sceglie di utilizzare per interpretare le cause degli eventi che accadono nella propria vita.

Tre sono le sue caratteristiche distintive: permanenza, pervasività, personalizzazione (ricerche recenti ne hanno aggiunta anche una quarta, ovvero la pesantezza).

I pessimisti quindi sono coloro che credono che le cause degli eventi negativi che accadono siano: durature nel tempo (permanenza), interessino anche altri aspetti della loro vita (pervasività), e siano attribuibili alla propria responsabilità (personalizzazione) .

Gli ottimisti al contrario vedranno le situazioni negative estemporanee, limitate a quella determinata realtà ed esterne, almeno parzialmente, alla propria responsabilità.

Concludiamo ricordando che l’ atteggiamento positivo è una scelta, un lavoro che si fa con se stessi e le proprie convinzioni al fine di gestire la propria realtà, sviluppare continuamente il proprio benessere, e stando alle ultime ricerche, avere un cuore sano.

Se non altro dovremmo provarci.

Lo studio, pubblicato sulla Health Behavior and Policy Review, si può trovare cliccando al seguente link

Al seguente link potete trovare invece dei suggerimenti di lettura legati allo sviluppo personale, tra cui “Imparare l’ottimismo” di M. Seligman, in cui vengono spiegati in maniera approfondita e con doversi esempi i costrutti di ottimismo e di stile attributivo.

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