Il Piccolo Principe si mette la cravatta

a cura di Tommaso Cuccarolo

pclibroSe vi è mai capitato di prendere in mano un libro dal titolo attraente, leggerne le prime pagine e ricavarne così tanti significati da non riuscire a smettere di leggerlo … saprete cosa ho provato quando mi è capitato tra le mani “Il piccolo principe si mette la cravatta” di Borja Volaseca.
Il racconto è una metafora utile a comprendere valori, competenze e caratteristiche che un buon formatore dovrebbe possedere per poter svolgere al meglio il proprio lavoro.
Il presupposto consiste nel valorizzare le persone, perchè possano lavorare con maggiore soddisfazione e consapevolezza e incidere sui risultati dell’intera organizzazione.
Sentirsi parte di una dimensione più ampia aiuta ad identificarsi con l’azienda di cui si fa parte e permette ai dipendenti di percepire il contesto e gli obbiettivi in maniera differente, quasi allo stesso livello di quelli personali.
Proprio come avviene in una squadra dove ogni singolo giocatore collabora per poter sfruttare le caratteristiche migliori di ogni componente e vincere sugli avversari.

Il protagonista del racconto è Pablo Principe (alter ego dello scrittore), un giovane ribelle che cerca di inserirsi come responsabile del personale in una società di consulenza di sistemi informatici.
Per comprendere cosa è riuscito a fare utilizzerò, come metafora, la legge della conservazione della massa di Lavoisier che stabilisce che: “Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”.

Senza togliere il piacere di scoprire poco a poco la storia, rivelo la sfida del Principe,una volta inserito nel ruolo di direttore del personale: “portare ad eccellenza un ambiente di lavoro che ormai non funziona”.

Il principe organizza un corso di formazione aziendale che chiede alle persone di affrontare con “spirito scettico”, affinchè non credano indiscriminatamente a quello che viene detto loro ma lo provino in prima persona, avvertendo che l’atteggiamento con cui affronteranno il corso sarà determinante per la sua riuscita.
Il vero laboratorio in cui avverranno le trasformazioni sarà dentro ogni persona.
Solo se riusciranno ad affrontare ciò che le blocca,diverso per ognuno, riusciranno ad apprendere nuove forme di comportamento.
Il protagonista individua come obbiettivo dell’intervento quello di mettere in discussione gli atteggiamenti con cui affrontano quotidianamente gli eventi. Gli sprona ad essere pro-attivi,cioè co-costruire il significato delle situazioni che sperimentano, smettendo di percepire gli eventi che vivono come causati dall’esterno bensì rivolgendosi al loro “interno” in maniera attivo- costruttiva.
La vera sfida è riuscirci nella pratica, imparando dai propri errori: ottenere risultati soddisfacenti è una questione d’impegno e allenamento.

Non si tratta di cambiare l’esterno, che sfugge al controllo, ma di cambiare l’interno che è alla nostra portata.
Attraverso la conoscenza, l’accettazione di se stessi e la comprensione, è possibile riuscire ad evolvere sperimentando nuove versioni della realtà.

Secondo il protagonista, la capacità di responsabilizzarci rispetto a ciò che si vive è qualcosa che gli adulti possono imparare in maniera cosciente.
Quando ci si assume la responsabilità della propria vita si capisce che le emozioni, come felicità o paura, dipendono da come si sceglie di interpretare quello che accade all’esterno.

L’intervento del Principe concede più autonomia,fa conciliare la vita lavorativa con quella personale e familiare, migliora il luogo di lavoro, suddivide più chiaramente i compiti da svolgere e concede una flessibilità maggiore. Così facendo fa raggiungere l’obbiettivo ai colleghi permettendogli di non essere più schiavi dello stress e dell’angoscia delle scadenze, rendendoli liberi di esprimere il loro meglio. Trasforma la stessa impresa che prima opprimeva i dipendenti in luogo di apprendimento e realizzazione professionale.

Dalla lettura del libro, si può avere un esempio di come raggiungere una maggiore serenità interiore con se stessi accettando e smettendo di soffrire per ciò che non si può cambiare.

Ognuno è artefice e fabbro della propria vita, è questo uno dei concetti che colpisce maggiormente in questo racconto. Riuscendo a riportare il focus dell’attenzione di ciò che accade in noi, senza cercare scuse e giustificazioni esterne, si può imparare delle esperienze ed acquisire maggiore consapevolezza e coscienza di chi si è e dove si vuole arrivare.
Come sto imparando stando all’interno di Performando :”Il cambiamento è un flusso, come un’onda dell’oceano, puoi seguirlo o subirlo; la bravura sta nel gestire il flusso continuo e trovare in esso la forza per creare onde positive, utili per raggiungere gli obbiettivi personali.”

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