Felicemente #sconnessi. Come curarsi dall’iperconnettività.

 

coverfsconnAutore: Frances Booth

Anno di pubblicazione: 2014

Editore: De Agostini

Numero di pagine: 224

Costo: 12,90 euro

 

Recensione a cura di Sara Caroppo

Ci hanno presentato internet come la soluzione a tutti i nostri problemi, la posta elettronica come il mezzo efficace per avere comunicazioni efficienti, gli smartphone e i tablet come simboli dell’era 2.0 il cui possesso sancisce la divisione tra chi è “in” e chi “out”.

Cosa si sono dimenticati di dirci?

A parere di Frances Booth, autrice del libro, molte cose.

A partire dal fatto che, in casi estremi, avremmo potuto perdere il contatto con il mondo reale.

Previsione catastrofica?

A leggere il libro non si direbbe.

Chi fosse stato incuriosito da questa premessa e volesse leggere il manuale infatti , andrebbe incontro a riflessioni ed evidenze oggettive, frutto di studi e ricerche a livello internazionale, che confermano quanto detto fino ad ora.

L’autrice parte da una descrizione quanto mai attuale e condivisa degli effetti nocivi dell’era digitale in cui ci troviamo, e arriva ad elencare e spiegare i nove passi necessari per percorrere il viaggio di disintossicazione dall’iperconettività.

La partenza di questo viaggio è uguale per tutti, si richiede cioè un’esame di coscienza su quello che siamo diventati a furia di accarezzare schermi e premere tasti.

L’arrivo anche, ovvero il recupero della nostra capacità di concentrazione, ormai andata persa su qualche nuvola del web.

La tipologia di persona che può intraprendere un percorso del genere invece è indefinita: l’iperconnettività purtroppo riguarda tutti, perfino i bambini; a dirlo è proprio una delle tante ricerche che si trovano nel libro.

Un’indagine su 2200 madri in 11 paesi ha rilevato infatti che il 70% dei bambini dai 2 ai 5 anni è a proprio agio con i videogiochi e con gli smartphone dei genitori, ma solo l’11% è in grado di allacciarsi le scarpe.

Memoria, sonno, piacere del viaggio, creatività, capacità di ascolto e di apprendimento, capacità di costruire relazioni solide e stabilire rapporti umani fisici reali: ecco cosa stiamo perdendo a furia di dare priorità alla tecnologia.

E questo vale tanto per la sfera personale quanto per quella professionale.

Zygmunt Bauman, è arrivato addirittura a dire che: “…davanti ad un computer non riusciamo a pensare a lungo termine, ci aspettiamo soluzioni immediate ad ogni cosa. Il risultato è una crescente incapacità di aspettare e sacrificarci per un obiettivo…”

Che vi ritroviate o meno in queste descrizioni, il libro è un buon modo per guardarsi allo specchio e darsi la possibilità di ritrovare la retta via, se perduta, o semplicemente di conoscere qualche trucco in più per essere concentrati e focalizzati.

Se poi siete ancora indecisi sul definirvi iperconnessi o meno, contate quante volte, leggendo questo breve articolo, siete stati distratti da qualche notifica sul pc o sul telefonino, o avete interrotto momentaneamente la sua lettura per fare dell’altro…

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