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Europa, la vergogna di un’assenza

a cura di Andrea Di Lenna

Si parla spesso dell’importanza del contesto e di quanto importante sia l’analisi di tale elemento per poter competere in modo efficace.

E’ stato di recente anche codificato l’acronimo VUCA proprio per definire l’ambiente nel quale ci troviamo oggi ad operare, così tanto caratterizzato da Volatilità, Incertezza, Complessità e Ambiguità.

Stiamo però sottovalutando che lavoriamo in Europa, ed è proprio di questo contesto che voglio scrivere, perchè, nauseato da quello che sto vedendo quotidianamente in televisione e nei social, non voglio dimenticare ciò che stiamo vivendo in questo particolarissimo periodo.

Ma non tanto per quanto riguarda il devastante impatto dell’epidemia di Corona Virus, quanto per ciò che l’Unione Europea sta facendo, ma soprattutto non facendo, di fronte a questa così grave situazione.

Voglio scriverlo perchè sono cose talmente assurde che la storia faticherà a riconoscere come vere, con un negazionismo che si annuncia già da adesso a proposito di fatti che tendono già ad essere dimenticati o fatti passare in secondo piano.

Questa è, in termini succinti, la cronistoria delle ultime tre settimane, nelle quali l’Europa e le sue principali istituzioni sono riuscite a dimostrare il peggio di se stesse, soprattutto nei confronti dell’Italia. E lo hanno fatto proprio nel momento in cui potevano dimostrare tutto il valore della compattezza e della coesione di una nobile istituzione volta e cercata, tra l’altro, da un certo De Gasperi.

E’ stata una successione di situazioni che ha creato nel nostro Paese un mix di sentimenti di delusione, di frustrazione, ma anche di rabbia, per l’insieme degli esempi negativi a cui abbiamo assistito dall’interno delle nostre case, con la calma forzata della quarantena.

Sentiamo spesso parlare del valore delle differenze, dell’importanza di fare squadra e di aiutarsi nelle situazioni di difficoltà, e di un’Unione Europea al servizio dei suoi cittadini, che si preoccupa quotidianamente della salute e del lavoro di tutte le persone del vecchio continente.

Azioni che abbiamo potuto toccare direttamente con mano quando, ad esempio, sono state finalmente definite le dimensioni delle vongole, provvedimento di cui tutta l’Europa sentiva la mancanza da diversi decenni e che impedivano alle persone di vivere e lavorare in serenità.

A fianco di tematiche di assoluto rilievo a livello planetario, abbiamo di recente assistito ad un silenzioso quanto completo disinteresse nei confronti della situazione italiana che, da subito, si era rivelata molto grave, ma evidentemente solo a causa di una patriottica quanto esclusiva percezione.

La situazione però degenerava velocemente, e così abbiamo potuto ascoltare uno stucchevole quanto ipocrita messaggio di Ursula Von der Leyen, Presidente della Commissione UE, che prendeva con vigore le redini dell’UE dicendo che l’Italia non doveva sentirsi sola in questo momento di difficoltà, perchè l’Europa avrebbe fatto tutto il possibile per aiutarla, anche perchè, ipse dixit, “siamo tutti italiani”, citando John Fitzgerald Kennedy (dal quale è lontana, per il momento, di qualche anno luce). Commovente!

Anche perchè, nel frattempo, succedevano diverse cose, tra le quali quelle in cui alcuni paesi, Austria e Slovenia in testa, da sempre e storicamente paesi molto attenti alla coesione e all’apertura nei confronti dei paesi vicini, si premuravano di chiudere le frontiere agli “untori” italiani, scelta non certo opinabile, ma presa in totale assenza di coordinamento con l’Unione Europea, e quindi inaccettabile in quanto posizione unilaterale non legittima nei confronti degli stati membri.

Ma abbiamo anche vissuto la disgustosa situazione nella quale la Germania bloccava l’esportazione delle mascherine, considerate fondamentali per il proprio paese, ma evidentemente non per gli “amici italiani”, come ci capita spesso di sentire nei discorsi al Parlamento UE. E l’Europa stava a guardare, con la Presidente della Commissione Europea che, nel frattempo, andava in giro con Greta Thunberg, parlando tranquillamente delle politiche climatiche…

E gratificante è stato anche il comportamento della Francia, che ha avuto modo di osservare che in Italia le cose andavano male perchè la sanità del nostro Paese è retrograda e non funziona così bene come quella francese (ovviamente).

Per non parlare di alcuni stupidi che in Gran Bretagna, uscita dall’Unione Europea, hanno affermato che in Italia c’è il Corona Virus perchè così abbiamo la scusa per non lavorare. E’ vero, lo hanno detto! Il paese, d’altronde, è governato dal genio di Boris Johnson, che non vuole prendere misure restrittive nei confronti dell’epidemia, che ritiene non necessarie, a vantaggio invece della ben conosciuta “’immunità di gregge”, che ha il solo piccolo inconveniente di sacrificare la maggior parte della popolazione anziana, che comunque non è produttiva. Se gli inglesi sono così, non ci mancheranno.

A titolo di cronaca, nel frattempo, Donald Trump affermava che negli Stati Uniti il problema non si sarebbe presentato e che gli americani potevano restare tranquilli. Discorso veramente profetico, dato che, a meno di una settimana di tempo, lo stesso leader (scusate la parola) ha testualmente detto che “il virus è fuori controllo”. Complimenti!

Eravamo comunque ancora lontani da momenti memorabili, come quello in cui Christine Lagarde, Presidente della Banca Centrale Europea, esprimeva tranquillamente il fatto che la BCE non avrebbe fatto nulla per difendere i vari paesi, Italia in testa, dalla crescita dello spread. Non si è trattato di una gaffe, come i più generosi analisti (non italiani, comunque…) hanno avuto modo di rilevare, ma l’esplicitazione di una politica discriminatoria verso i paesi considerati deboli rispetto all’asse franco-tedesco, di cui la Presidente della BCE è a tutti gli effetti un nuovo falco, che si ispira (scusate ancora la parola) ai suoi teneri, quanto premurosi, colleghi tedeschi.

Quindi, una sistematica difesa degli interessi economici, politici e di salute dei singoli paesi, ripresa con stizza perfino dai nostri intrepidi politici e dallo stesso Mattarella (sì, proprio lui: ha detto qualcosa!), forse sollecitati dal fatto che la nostra piccola borsa aveva perso il 17% del suo valore a causa di questa innocente gaffe.

Evviva l’Europa.

Forse qualcuno sì è reso conto che si stava un po’ esagerando, forse anche mamma Von der Leyen, che ha ha detto, dopo dieci giorni dal blocco delle mascherine da parte della Germania, che sono “nefasti” i divieti di vendita dei dispositivo di protezione sanitari verso altri paesi dell’Unione e che i prodotti medico-sanitari devono circolare liberamente all’interno dei paesi Europei. Che persona, che carisma, che intuizione!

Passava ancora qualche giorno.

La Francia, nei suoi dibattiti televisivi (che ho avuto modo di seguire in diretta), ribadiva ancora che le sue strutture sanitarie erano ben superiori a quella dell’italietta sottosviluppata “pizza e mandolino” (ricordo la recente pubblicità della pizza su cui il pizzaiolo sputava sopra, subito superata dall’exploit di Carla Bruni che, nella sua ultima uscita mondana, faceva finta di avere la tosse e tossiva su tutti le persone che avvicinava) e che comunque i francesi erano più tranquilli, e che stavano accettando senza grossi problemi la convivenza con i crescenti casi di Corona Virus perchè sono un popolo che sdrammatizza, altro che cugini d’oltralpe. Forse anche perchè Macron non aveva nessuna voglia di rimandare le elezioni municipali per il timore di perdere consenso. 

Una mossa veramente lungimirante, che puntava direttamente a proteggere il processo democratico del voto, a scapito della salute dei suoi concittadini, interesse evidentemente secondario. Ma alla sera delle elezioni, a seguito del più grande flop della storia repubblicana in termini di affluenza, rivelatasi inferiore al 50%, lo stesso Macron si esprimeva nei confronti dei suoi compatrioti che etichettava come “irresponsabili” perchè, nella domenica delle elezioni, da lui fortemente incentivate, si fermavano nei bar o nei ristoranti con gli amici, dato che, nel frattempo, nessuno si era premurato di farli chiudere.

Si arriva così alla sera di lunedì 16 marzo, dove Macron adotta in pieno, ma con gravissimo e colpevole ritardo, le misure italiane (la Spagna lo aveva già fatto). In un memorabile discorso alla nazione, il presidente transalpino affermava che la Francia è in guerra (espressione ripetuta ben sei volte). Fatto strano, visto che, fino al giorno precedente, la cosa importante era andare a votare in un clima primaverile di pace e distensione.

A proposito, nella stessa giornata la Germania chiudeva le sue frontiere, tanto per far capire che da loro non si entra con la malattia, posizione poi rettificata dalla Grande Europa, che stabiliva che si sarebbero chiuse le frontiere di tutta l’Europa, in una posizione che per la prima volta citava un’unica misura per l’intera Unione Europea.

Ciò che ho sin qui riportato mette in evidenza alcuni aspetti, che provo a sintetizzare:

  • Non esiste di fatto unUnione Europea, al di là delle etichette;
  • Ognuno nell’Unione Europea fa i suoi interessi ma, come direbbe Orwell, qualcuno ha interessi più importanti degli altri;
  • Non esiste solidarietà tra i paesi dell’Unione Europea, ma nemmeno tra i suoi popoli, da quanto stiamo vedendo;
  • L’asse politico economico Francia-Germania è una realtà difficilmente contestabile, che produce danni a tutti i paesi del Sud Europa, da loro considerati inefficienti e inaffidabili;
  • La finanza viene prima di qualsiasi cosa, grazie anche al lavoro costante ai fianchi di Angela Merkel (che si è sempre dimostrata sensibile alle esigenze e alle problematiche dei vari paesi. Per referenze chiedere alla Grecia);
  • Le best practices degli altri paesi, e purtroppo anche quello dell’Italia nei confronti delle misure di contenimento del Corona Virus, non sono minimamente considerate e, quando lo sono, lo sono in modo forzato e in grave, quanto irrimediabile ritardo.

In considerazione di tutto questo, che considero davvero indegno, farò tutto quello che è nelle mie possibilità per cambiare quest’Europa di cartapesta, anche in ragione della mia responsabilità all’interno di una società di consulenza come Performando, che promuove quotidianamente una cultura fondata sul lavoro di squadra e il bene comune.

Risaliamo a bordo!

a cura di Andrea Di Lenna

Sono passati più di otto anni dal naufragio della Costa Concordia presso l’Isola del Giglio. Sembra ieri, ma era il 13 gennaio 2012 quando la nave da crociera naufragava sugli scogli, complice un comportamento irresponsabile del suo comandante, l’ormai celeberrimo Comandante Schettino.

Ma in quel tragico contesto, molti di noi ricorderanno l’esortazione del Capitano di Fregata Gregorio De Falco, che dalla sala operativa della Guardia Costiera di Livorno aveva gridato quel suo originalissimo “Salga a bordo, ca..o”, affermando successivamente di non essersi mai pentito di tale affermazione che, come lui stesso ebbe a dire, “era l’unico modo per farmi ascoltare: non mi serviva superman, ma solo qualcuno che mi aiutasse”.

Ci sono molte analogie tra ciò che è accaduto più di otto anni fa e quello che sta succedendo ora con il Corona Virus. Non voglio entrare nel merito del ruolo che ha avuto e sta avendo la catena di comando e della gestione della comunicazione tanto all’interno del nostro Paese quanto verso l’estero (anche se bisognerebbe, dato che qualche problemino di immagine, per usare un eufemismo, lo ha creato, forse anche perchè il Ministro degli esteri ha una solida esperienza nel mondo della distribuzione delle bibite negli stadi e perchè il portavoce, nonché capo ufficio stampa del nostro Presidente del Consiglio, proviene dal mondo manageriale della Casa del Grande Fratello, in cui ha avuto modo di confrontarsi ad altissimo livello con l’intramontabile Ottusangolo…).

Otto anni fa, pure nella immane quanto imbarazzante tragedia del naufragio della Costa Concordia, siamo riusciti a tirare fuori il meglio di noi stessi con il comportamento del Capitano De Falco e la ciclopica demolizione e rimozione del relitto della nave, trasportata fino al porto di Genova. Eccellente caso di gestione di un problema apparentemente insormontabile.

Ma la stessa cosa succedeva in occasione del disastroso terremoto in Emilia il 20 maggio dello stesso anno, che ci ha dato ampia ed evidente dimostrazione del coraggio e della determinazione della gente emiliana in termini di capacità di rimettersi in piedi subito e di lavorare per la ricostruzione immediata delle zone martoriate dal sisma. E ben ricordo un cartello esposto dagli abitanti di Mirandola, che riprendeva la frase del Capitano della Guardia Costiera di Livorno in un gemellaggio riguardante le nostre migliori attitudini.

E ancora, il crollo del ponte Morandi il 14 agosto 2018, che ha lasciato tutti senza fiato e senza parole, ma che è riuscito una volta di più a tirar fuori il meglio di noi stessi, se è vero che il nuovo ponte dovrebbe essere inaugurato nella prossima primavera, cosa da tutti, noi stessi per primi, ritenuta impossibile…

Il fil rouge di questi eventi è stata la nostra capacità di ripartire, perchè quello che è successo ogni volta è che dalle crisi ci siamo sempre risollevati, riuscendo ad esprimere il meglio del popolo italico, che nella difficoltà riesce a trovare quel “qualcosa in più” che lo fa risorgere, più forte e migliore di prima.

Ed è proprio quello che dobbiamo fare in questo momento di grande difficoltà ed incertezza, ricordandoci che la nostra è la terra del Rinascimento, dell’arte e della bellezza, ma anche del genio e di Leonardo da Vinci, radici culturali che devono stimolarci a usare le nostre migliori capacità dimostrando coraggio, estro, creatività e capacità di risolvere i problemi in un inedito quanto problematico contesto.

Siamo Italiani, e con l’orgoglio di far parte di questo Paese straordinario, abbiamo la necessità, ma anche la responsabilità di far ripartire il nostro lavoro e la nostra attività, ripensandole in modo nuovo, perchè, dopo il virus, probabilmente niente sarà come prima.

Allora diamoci da fare e, aiutandoci l’uno con l’altro, ”risaliamo a bordo, ca..o”!

Utilizzare il tempo che sta generando il Coronavirus

a cura di Andrea Di Lenna

Dire che siamo stati tutti stati presi in contropiede dal Coronavirus non solo sul piano sanitario, ma anche sul piano dei nostri impegni lavorativi e professionali, è davvero un eufemismo.

Devo confessare che una prima serie preoccupazione mi era venuta già sabato 22 febbraio, giorno dell’esplosione del fenomeno, quando cominciavo a pensare a quali avrebbero potuto essere le ripercussioni sulle nostre attività formative e consulenziali. Il quadro mi sembrava molto cupo, ma amici e i familiari mi avevano dato del catastrofista…

Ebbene, la situazione si è dimostrata essere molto più negativa delle pur negative  previsioni: cancellazioni di corsi e attività consulenziali una dopo l’altra già dalla domenica 23 al mattino, quando le aziende cominciavano a mandare mail e Whatsapp di sospensione, rinvio e cancellazione di progetti. Ma era solo l’inizio: il resto lo conosciamo…

E allora cosa fare?

Ci siamo riuniti con i colleghi e abbiamo pensato di utilizzare questo tempo, che non sappiamo ancora che estensione possa avere, per mettere a posto tutto quello che non siamo mai riusciti a sistemare proprio per mancanza di tempo. Abbiamo anche deciso di investire sulla progettazione del futuro, per la quale, allo stesso modo, è sempre difficile trovare adeguati margini temporali di lavoro e che, proprio in questi momenti di focalizzazione sul presente, rischia di essere totalmente dimenticata.

E, come per magia, il tempo si è dilatato e la tensione è diminuita. 

E’ vero, stiamo perdendo qualcosa sul piano economico, ma possiamo recuperare molto sul piano delle relazioni e della capacità progettuale.

Nessuna ricetta o consiglio magico, quanto piuttosto la capacità di guardare oltre, cercando di cogliere ciò che possa essere positivo e costruttivo in un quadro apparentemente negativo e molto in certo. 

Vedere l’opportunità nel problema, vedere le cose da punti di vista diversi, pensare di più e cogliere l’occasione per vivere le proprie giornate lavorative con maggior distacco e tranquillità. 

E chissà come i cinesi interpreteranno questa situazione, visto che loro descrivono il termine “crisi”, come abbiamo avuto modo di imparare già in passato, con i due ideogrammi combinati del pericolo e dell’opportunità…

Proviamo quindi di ad approfittare di questa difficoltà e di tirarne fuori il meglio, perchè quando ripartirà l’attività di tutti noi, cosa di cui sono certo, bisognerà ricominciare a correre, e allora tutti torneremo a lamentarci della mancanza di tempo. 

Riprendendo i classici potremo utilizzare al meglio il motto “Carpe Diem”.

Buon respiro a tutti!

Performando partner di Emmedelta Consulting per la certificazione D-I-S-C

Performando è diventata partner di Emmedelta Consulting, distributore esclusivo per l’Italia degli strumenti persolog®.

Tale partnership ci consente di rilasciare la Certificazione Internazionale persolog® a tutti coloro che sono interessati ad utilizzare i sistemi e strumenti a base D-I-S-C per lo sviluppo professionale e personale.

Andrea Petromilli e Sara Caroppo sono i nostri Master Trainer per la certificazione persolog® autorizzati dal network.

LA CERTIFICAZIONE D-I-S-C.

Il modello D-I-S-C in Italia si è sviluppato attraverso Persolog® Italy che ha certificato più di 800 professionisti del mondo HR: professionisti che operano nell’ambito della formazione, selezione, assessment, coaching e sviluppo delle risorse umane.

Il seminario di certificazione (proposto secondo standard internazionali sia nella modalità interaziendale che aziendale), ha la durata di 3 giornate e permette di acquisire le conoscenze e competenze necessarie all’utilizzo dei sistemi basati sul modello D-I-S-C. Grazie alla certificazione potrai acquistare direttamente gli strumenti a base D-I-S-C ed utilizzarli immediatamente nei tuoi processi lavorativi.

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IL MODELLO D-I-S-C

Il modello D-I-S-C è un modello teorico nato nel 1928 e sviluppato da Marston e Geier che descrive come le percezioni di una persona (di sé, degli altri e dell’ambiente) possano contribuire a caratterizzare differenti strategie di comportamento.

I sistemi a base D-I-S-C sono degli strumenti di self assessment che danno origine, per ogni persona, ad un profilo che esprime i comportamenti che essa sta mettendo in atto nel contesto di riferimento.

In particolare i 4 stili primari che vengono delineati dal modello sono: Dominante, Influente, Stabile e Coscienzioso (cauto)

Il modello D-I-S-C e il personal profile persolog® permettono in questo modo di riconoscere rapidamente le motivazioni di una persona, la aree di attenzione per la sua gestione, il suo grado di flessibilità e le posizioni maggiormente coerenti con le proprie attitudini e convinzioni.

Gli strumenti persolog® a base D-I-S-C hanno pertanto diversi ambiti di applicazione:

  • nella selezione permettono di identificare lo stile comportamentale delle persone e l’allineamento delle stesse a uno specifico ruolo
  • nei programmi di sviluppo organizzativo valorizzano le principali competenze relazionali e manageriali nelle diverse fasi del percorso di carriera
  • nella formazione e nel team building supportano gli interventi rivolti allo sviluppo delle competenze trasversali delle persone

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Softskills Lab 4.0: sviluppare le competenze trasversali

Il 28 novembre partirà un nuovo progetto, nato dalla collaborazione tra ErgonTalent e Performando: Softskills Lab 4.0.

Lo scopo del corso sarà quello di allenare i partecipanti alle competenze più ricercate oggi nel mondo del lavoro, attraverso l’approccio della formazione esperienziale. Attraverso questa modalità poco convenzionale i partecipanti alleneranno le loro capacità di: negoziazione, lavoro di squadra, flessibilità, comunicazione, leadership, problem solving.

L’attività, rivolta ai lavoratori di PMI o Grandi Imprese venete, anche in apprendistato, avrà una durata di otto ore, e si svolgerà presso l’aula S. Chiara del Patronato Arcella (c/o Santuario dell’Arcella) a Padova.

Il docente del corso sarà Andrea Petromilli, trainer di Performando ed esperto in formazione esperienziale.

Per info e iscrizioni: clicca qui

Team building solidale

“Da soli possiamo fare così poco, insieme possiamo fare così tanto”

(H.Keller)

E se un’attività di teambuilding, oltre a favorire il lavoro di squadra all’interno di un’organizzazione, desse un supporto concreto ad una cooperativa?

E’ stato questo l’obiettivo di Performando nella progettazione di un percorso di tembuilding diretto ad una società di servizi cliente.

L’attività è stata svolta la prima settimana di ottobre, in collaborazione con “Domus de Luna”, Fondazione Onlus, con sede a Cagliari, nata nel 2005 per assistere e curare bambini, ragazzi e mamme in situazioni di gravi difficoltà.

Il progetto, della durata di tre giorni, ha visto coinvolti i partecipanti del progetto formativo in una serie di attività di carattere pratico presso le strutture della fondazione. Durante il team building cioè, i momenti di aula classici sono stati sostituiti da attività come:

stendere i panni, sistemare gli armadi delle stanze dei ragazzi ospiti, cucinare torte da condividere con gli altri, preparare nella “Locanda dei Buoni e Cattivi”, con l’aiuto dello staff, il tipico piatto sardo di malloreddus, ridipingere un muretto presso l’Exmè (altra struttura di Domus de Luna) e infine, presso l’Oasi WWF Monte Arcosu, pulire i sentieri e costruire dei recinti.

L’alto contenuto pratico di questi momenti, che hanno visto le persone totalmente coinvolte e pronte a “sporcarsi le mani”, è stato ulteriormente valorizzato dai debriefing coordinati da Andrea Di Lenna, che ha guidato i partecipanti tra un’attività all’altra nella comprensione di ciò che si stava facendo e nella lettura delle dinamiche intercorse durante la pianificazione e l’attuazione di tali attività.

Se già di per sé la modalità esperienziale è utile, perché permette alle persone di portarsi a casa un ricordo dell’esperienza, la scelta di immergerle totalmente in un contesto particolare come quello di un’associazione che lavora nel sociale, la rende ancora più importante; non solo si lavora sulla capacità di un gruppo di colleghi di fare squadra, ma si dà loro l’opportunità di vivere e condividere un’esperienza altamente significativa sul piano umano ed emotivo, che difficilmente dimenticheranno.

Per ulteriori informazioni: info@performando.it

La via gentile: la metafora del Judo per la negoziazione

Performando è sempre alla ricerca di nuovi approcci e metafore per poter dare ai propri clienti stimoli innovativi riguardanti i percorsi di sviluppo personali e organizzativi.

E’ in questa ottica di studio e approfondimento continuo che si colloca la recente scelta di utilizzare la metafora del Judo, sport le cui dinamiche possono declinarsi nelle trattative negoziali tra aziende, così come nei rapporti tra colleghi e collaboratori.

Ma come è possibile usare il judo come metafora di negoziato, visto che si tratta di un’arte marziale ed è conosciuta come modalità di combattimento?

E’ vero, il judo è sicuramente una lotta “corpo a corpo”, nella quale l’obiettivo dei due atleti coinvolti è quello di affermarsi sull’avversario riuscendo a proiettarlo e a immobilizzarlo, rendendolo inoffensivo. Ma non solo. Il fondatore del Judo, Jigoro Kano, aveva infatti intuito che il miglior modo per vincere su qualcuno di più grande e forte fosse sfruttare la sua stessa energia a proprio vantaggio; tirare se l’altro spingeva e spingere se l’altro tirava. 

Infatti, ad una più attenta osservazione di una proiezione di Judo in un Tatami ci si accorge che ricorrono alcuni elementi fondamentali caratteristici:

l’equilibrio 

l’avvicinamento

l’apertura

la flessibilità.

Si tratta quindi di un approccio che riprende la logica orientale e che si contrappone totalmente a quella occidentale, tipica delle dinamiche spesso poco producenti delle nostre organizzazioni, dove esiste la convinzione che si possano ottenere risultati proficui per se stessi solo nel caso in cui “l’altro” ci rimetta. In tale approccio si percepisce quindi esclusivamente l’importanza delle proprie esigenze, vissute come separate e inconciliabili rispetto a quelle dell’altro; l’“Io” viene prima rispetto al “Noi”.
Tale esigenza di rappresentazione del sé, di trovare autostima e successo a scapito dell’altro, anche solo nell’ambito di una discussione, rende miopi di fronte a un potenziale poco noto, a una crescita insieme che può condurre a soluzioni migliori per tutte le parti in gioco – come dice Kano nelle sue due massime che caratterizzano questa affascinante disciplina:
  1. Miglior utilizzo dell’energia mentale e fisica per il miglior risultato
  2. Crescere e progredire tutti insieme
“Aprirsi con equilibrio” alla comprensione dell’altro quindi, ascoltando le sue ragioni e guardando a soluzioni nuove, produce quel circolo virtuoso che può condurre a una prospettiva di scambio e di guadagno per entrambi; considerare le proprie esigenze insieme a quelle dell’altro, come strategia che alla lunga porta risultati molto più rilevanti e alla costruzione di relazioni sane nel medio e lungo periodo
Questo significa fare “Ju-do”, ossia scegliere di percorrere una “via gentile” (la traduzione di ju-do).

Per questa ragione, quando possiamo, portiamo in azienda alcuni materassi per mostrare alle persone quale sia la filosofia di fondo di quest’arte marziale, come sia possibile cadere in sicurezza e come sia possibile crescere insieme al nostro avversario, con un approccio “win-win”.

L’approccio sui valori di Performando per il progetto “Cuore e mente per crescere”

Giovedì 18 settembre si è tenuto un incontro presso la sede di Confartigianato Vicenza per la presentazione del progetto “Cuore e mente per crescere”  promosso da CESAR, ente di formazione accreditato dalla Regione Veneto e inserito nel sistema di Confartigianato.

Questo progetto, all’interno del quale è previsto l’intervento del team di Performando,  nasce come risposta a due esigenze: da una parte la sempre più alta richiesta delle imprese di Vicenza, specialmente nel campo della Metalmeccanica ed Elettrotecnica, di trovare lavoratori giovani e professionali, dall’altra dall’elevato aumento di persone  ancora senza un lavoro.

I dati presentati da CESAR durante l’incontro, e che hanno spinto l’ente a realizzare il progetto, sono molto interessanti: da una serie di indagini condotte su circa 400 aziende metalmeccaniche ed elettrotecniche, è emerso che nel corso del 2019 il 46,3% delle imprese del settore prevedeva di assumere nuovo personale, non risultava discriminante l’età dei candidati nella maggior parte dei casi (55,7%),  e il 68,3% delle aziende sarebbe stata disposta ad assumere anche un over 45, potendo usufruire di adeguata formazione professionale e stabilità.

Il dato però più importante è quello relativo al numero di aziende, che nonostante questa necessità,  ha difficoltà a reperire personale adeguato, ovvero il 38,9% di esse.

E’ in questo contesto di criticità che si inserisce il progetto “Cuore e mente per crescere”, il cui obiettivo è quello di “creare offerta” di personale per sopperire alla carenza di figure idonee all’inserimento in azienda.

Performando contribuirà al progetto attraverso una serie di interviste alle aziende partecipanti, finalizzate a fare emergere i valori delle stesse, e determinanti per rendere più efficaci le modalità di reclutamento; infatti è solo attraverso la messa a fuoco dei valori organizzativi specifici di un’azienda che essa può stabilire con chiarezza la sua direzione, le modalità per raggiungerla e di conseguenza capire quali sono le persone maggiormente allineate ad essa, per competenze e caratteristiche personali.

Questa presa di consapevolezza ha per l’azienda una valenza strategica fondamentale; i valori infatti sono la bussola che indirizza i comportamenti e le scelte delle persone che lavorano al suo interno.

Le aziende di successo sono proprio quelle in grado di tradurre la filosofia espressa dalla carta dei valori in un codice di condotta condiviso, accettato e messo in atto da ogni singolo componente.

Per avere maggiori informazioni sull’approccio di Performando legato ai valori clicca qui

Mercoledì 8 Maggio la decima edizione di Port3 arriva a Lumezzane (BS)

Teatro Odeon di Lumezzane.

Si terrà qui la tappa numero dieci di Port3, l’edutainment di Andrea Di Lenna e Paquale Gravina che parla di sport e sviluppo personale.

Un viaggio lungo ed entusiasmante quello dei due protagonisti, che mercoledì 8 maggio arriveranno in provincia di Brescia.

L’evento, che inizierà dalle 18.30 con la registrazione dei partecipanti, sarà un momento di riflessione sui temi legati al miglioramento e allo sviluppo individuale, utilizzando una chiave di lettura speciale, ovvero quella dello sport.

Come per le scorse edizioni di Port3, anche questa volta un personaggio del mondo dello sport si confronterà con Di Lenna e Gravina sui temi rappresentati simbolicamente dalle porte che apriranno sul palco; sarà il turno di Alberto Gilardino, campione del Mondo con la nazionale di calcio nel 2006 e attuale allenatore del Rezzato Calcio.

Per maggiori informazioni sull’evento cliccare qui

Per iscriversi cliccare sul seguente link

Vi aspettiamo!

Sport, curiosità e passione: la lezione di Alex Zanardi

Martedì 12 marzo, presso la Sala delle Colonne dell’Orto Botanico di Padova, si è tenuto l’incontro “Sport è salute” con la straordinaria partecipazione di Alex Zanardi.

Anche noi di Performando abbiamo voluto essere presenti, per ascoltare dal vivo la testimonianza di un campione assoluto, nello sport e fuori, e lasciarci ispirare.

La storia di Zanardi è nota a tutti: nel 2001, durante una gara automobilistica, il pilota è stato coinvolto in un terribile incidente, da cui, come lui stesso afferma, ne è uscito vivo per miracolo.

Da quel giorno in poi, anziché subire le circostanze che la vita gli ha imposto, in primis il fatto di essere rimasto senza gambe, Zanardì è andato avanti e ha intrapreso il suo percorso, fatto di coraggio, determinazione e positività.

”Quando mi sono risvegliato senza gambe ho guardato la metà che era rimasta, non la metà che era andata persa. E’ stato questo a permettermi di iniziare a trasformare quanto era accaduto in un’opportunità”.

Questo è stato uno dei tanti messaggi che Zanardi ha lasciato ai presenti in sala: le avversità ci sono e tante volte non possiamo controllarle, quello che però possiamo fare dopo, ognuno con i propri tempi, è trovare la sfida che si cela dietro quanto accaduto, e andare avanti.

Lo sport è stato per lui un importante contenitore all’interno del quale la sua forza fisica e d’animo hanno trovato pieno sfogo, e da cui lui riesce tuttora a trovare grandi soddisfazioni; lo sport secondo Zanardi è tanto una base fondante della costruzione della salute di un individuo quanto un mezzo per imparare a superare le difficoltà e gestire le condizioni di stress; è un “concentrato di vita”, uno strumento di riabilitazione fisica e psicologica, che ridà passione e fiducia e favorisce il confronto con gli altri.

Ma l’incontro con Zanardi non è stato solo un inno allo sport, come il titolo dell’evento poteva far credere.

I concetti di passione e curiosità sono emersi più volte durante la mattinata e sono stati al centro dei suoi aneddoti e delle sue riflessioni.

Sapersi appassionare alle cose che facciamo, anche a quelle che dobbiamo fare” è stato un messaggio forte e importante, tanto quanto quello di mantenere un atteggiamento curioso nei confronti delle opportunità che la vita offre e/o impone.

Zanardi in primis ha raccontato di essersi appassionato alla sua riabilitazione e di averla voluta preparare con lo stesso impegno e determinazione con cui prima preparava le sue gare.

E’ vero che le condizioni di ciascuno, sia personali che professionali, nel corso della vita cambiano. E’ altrettanto vero, però, che le attitudini delle persone rimangono, e, addirittura, possono emergere e sorprendere.

Se, come dice Zanardi, il materiale combustibile c’è in tutti noi, e quello che cambia è solo il quando e il come viene fuori, ognuno può e ha il dovere di fare la sua parte.

Grazie Alex.

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