Articoli e news di Performando

Performando cambia sede e numero di telefono

diemmePerformando trasferisce la sua sede in Strada Battaglia 71/b int.4 – Albignasego (PD) alle porte di Padova Sud in corrispondenza dell’uscita 8 della tangenziale.
Siamo pertanto facilmente raggiungibili da tutte le uscite autostradali di Padova ed i nostri nuovi uffici sono situati nel complesso che ospita la sede del Caffè Diemme.

I nostri recapiti aggiornati sono:
tel:049693065
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Profumo di carriera intervista Andrea Di Lenna

 

profumoÈ stata pubblicata sulla rivista on line Profumo di carriera l’intervista ad Andrea Di Lenna sul “team work”.

Profumo di carriera è un web magazine che si occupa di “carriera” per l’appunto, intesa come raggiungimento della realizzazione professionale. Per farlo propone una serie di interviste ad amministratori delegati, direttori finanziari, responsabili risorse umane, commerciali e marketing, con l’obiettivo di far conoscere ai lettori esperienze vincenti e dunque stimolanti.

Una nuova pubblicazione

ticonzeroE’ stato pubblicato, sulla rivista Ticonzero, l’articolo di Andrea Di Lenna “Time out! Dallo sport all’azienda”.

Ticonzero è un magazine on-line che da 10 anni si propone come punto di incontro e confronto per “manager di successo” e “leader di domani” su tematiche inerenti al management quali: marketing, global business, economia e finanza, organizzazioni, e via dicendo. Il tutto grazie ai contributi di esperti degli specifici settori di interesse, che portano la loro esperienza diretta e conoscenza, attraverso articoli e rubriche.

“Lo Studio Professionale vincente”: il nuovo libro targato Performando

libro_studio_professionaleE’ fresco di stampa il libro “Lo studio professionale vincente. Come migliorare l’organizzazione riducendo i conflitti ed i costi di gestione” (ed. TuttiAutori, 2010, Ristampa marzo 2012). Il libro è frutto dei contributi di alcuni dei consulenti di Performando ed affronta il tema del futuro degli Studi Professionali, focalizandosi sui fattori determinanti per una maggiore efficienza nel raggiungere gli obiettivi condivisi insieme ai propri Clienti.

Perché parlare di uno studio professionale “vincente”? Come le organizzazioni anche gli studi di professionisti devono oggi fare i conti con una agguerrita concorrenza che li porta a dover andare oltre la semplice “buona gestione”. Anche il Cliente dello Studio Professionale va attirato, curato e fidelizzato attraverso il miglioramento dell’organizzazione dello studio, della motivazione dei suoi attori, e dell’imprenditorialità di carattere anche manageriale dei suoi titolari. Questo libro,senza la pretesa di essere esaustivo, traccia un possibile sentiero evolutivo degli studi di professionisti e indica quali siano le leve di miglioramento rendere uno studio efficiente, produttivo ed attento ai cambiamenti del contesto: in altri termini, uno Studio “vincente”

I componenti di uno Studio Professionale dunque, mai come oggi, hanno l’interesse, ma forse anche la necessità, di prendere confidenza con gli argomenti che caratterizzano il libro e che riguardano: il benessere organizzativo, la gestione delle relazioni e dei conflitti interni, il marketing, la motivazione dei propri collaboratori e la comunicazione efficace.

Il libro, in maniera immediata ed attraverso esempi concreti corredati da diversi punti di riflessione, si propone l’obiettivo di indicare alcune delle leve più significative per rendere lo Studio professioanle proattivo nei confronti dei cambiamenti del contesto e, allo stesso tempo, attento a costruirsi possibilità operative di sviluppo tanto per le persone che vi lavorano all’interno quanto per i propri Clienti.

Per acquistare il libro clicca qui >>

Performando partecipa al seminario: LA QUALITA’ DEL CLIMA ORGANIZZATIVO

4707626Martedi 8 giugno presso l’Auditorium Padiglione “Giovanni Rama”, Venezia, avrà luogo il seminario “LA QUALITA’ DEL CLIMA ORGANIZZATIVO” focalizzato sulla condivisione di possibilie “strumenti per una migliore applicazione dei sistemi di gestione qualità, sicurezza e ambiente e per la valutazione dello stress da lavoro correlato”.

Nel corso dell’incontro si parlerà delle condizioni in cui le organizzazioni si vengono spesso a trovare in termini di clima aziendale e delle modalità più idonee per gestirlo, realizzando il benessere di chi vi opera quotidianamente. Quello del benessere va ricordato essere un tema di particolare importanza nell’ultimo periodo, considerando l’obbligo da parte dell’aziende di effettuare all’interno delle loro organizzazioni la valutazione dello stress da lavoro correlato entro il I Agosto 2010.

Porta il suo contributo anche il direttore di Performando, Andrea Di Lenna, che avrà il compito di introdurre i temi della giornata con un intervento intitolato: “il significato di clima organizzativo”.

La partecipazione è gratuita.

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Alla scoperta delle “super emozioni”

emozioniL’approccio di Performando si caratterizza per la costante attenzione in tutte le sue proposte formative, sia quelle in aula che in quelle outdoor, alla gestione delle emozioni.
A questo proposito interessante risulta l’articolo pubblicato sul quotidiano La Repubblica, relativo ad una ricerca apparsa sulla rivista scientifica New Scientist.

La notizia è che in un mondo che cambia, fatto di persone che continuamente si evolvono, anche le “emozioni universali” crescono. Per lo meno di numero.
Il giornale britannico è convinto infatti che ogni epoca abbia “i suoi stati d’animo”.
Accanto quindi alle emozioni universali, quelle su cui gli psicologi di tutto il mondo concordano, e che sono gioia, tristezza, rabbia, paura, sorpresa e disgusto, se ne andrebbero ad aggiungere altre 5, definite con il termine “super emozioni”:

  • l’ispirazione, chiamata in lingua inglese “elevation”, o “uplifting emotion”
  • la curiosità
  • l’orgoglio
  • la gratitudine
  • la confusione

Secondo i ricercatori ognuna di queste emozioni ha una particolare espressione, visibile e riconosciuta universalmente grazie ai movimenti del corpo, soprattutto quelli facciali.

La “regina delle super emozioni” è la confusione, in quanto rappresenta il punto di partenza che permette il generarsi delle altre emozioni. Secondo il Prof. Paul Silvia,la confusione è “il modo in cui il nostro cervello ci avverte dell’infondatezza dei nostri pensieri e dei nostri schemi mentali”. Nel momento in cui accade ciò, la mente si attiva e cerca nuove strategie per cambiare schema o addirittura crearne uno nuovo e più funzionale.

Il punto di forza di questa ricerca, per chi lavora a stretto contatto con le persone, è di essere un’ ulteriore conferma dell’importanza di concentrarsi sulle emozioni, per facilitare processi di cambiamento, motivazione, comunicazione e sviluppo,ecc.
Sono infatti le emozioni che determinano l’attivazione di un comportamento piuttosto che di un altro. Riuscire a riconoscerle e comprenderle, è il miglior modo per acquisire consapevolezza di sé e degli altri, così da poter agire da protagonista all’interno dei contesti,sia personali che professionali, in cui si è coinvolti.

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La responsabilità delle organizzazioni nella valutazione dello stress lavoro correlato

stress

L’organizzazione mondiale della sanità sostiene che, entro il 2020, la depressione diventerà la causa principale d’inabilità al lavoro. A rafforzare questo dato concorrono anche altri dati a livello europeo che esprimono come lo stress sia il secondo problema di salute legato all’attività lavorativa ed interessa quasi un lavoratore europeo su quattro. Allo stesso tempo si evidenzia come  una percentuale compresa tra il 50% e il 60% di tutte le giornate lavorative perse sia dovuta allo stress e alle problematiche correlate.
Nel 2002 il costo economico dello stress legato all’attività lavorativa nell’UE a 15 stati era di circa 20.000 Milioni di Euro.
A partire da questo scenario già nel 2004 è stato siglato un “Accordo Europeo sullo stress sul lavoro (8/10/2004)” in cui si esplica che lo stress non è una malattia bensì una situazione di prolungata tensione che può ridurre l’efficienza sul lavoro e causare problemi di salute.
Obiettivo dell’accordo è offrire ai datori di lavoro e ai lavoratori un modello che consenta di individuare e di prevenirne o gestirne i problemi.
Tale proposta europea è diventata anche in Italia una normativa, pur se solo a partire dal 2008, grazie al decreto di legge 81/08 che va ad integrare e sostituire la legge 626/94 sulla sicurezza e la salute dei lavoratori durante il lavoro.
Il nuovo testo unico obbliga l’azienda ad una valutazione globale e documentata di tutti i rischi per la salute e sicurezza dei lavoratori presenti nell’ambito dell’organizzazione. Tale analisi è finalizzata ad individuare ed attuare le adeguate misure di prevenzione e protezione per migliorare nel tempo i livelli di salute e sicurezza.
In particolare l’articolo 28 del decreto legislativo impone la valutazione di tutti i rischi “[…] ivi compresi quelli riguardanti gruppi di lavoratori esposti a rischi particolari, tra cui anche quelli collegati allo stress lavoro-correlato, secondo i contenuti dell’accordo europeo dell’8 ottobre 2004, alle differenze di genere, all’età, alla provenienza da altri paesi”.
La responsabilità della valutazione è affidata al datore di lavoro che (articolo 29): “effettua la valutazione ed elabora il documento, in collaborazione con il responsabile del servizio di prevenzione e protezione e il medico competente.”
Sempre al datore di lavoro spetta la responsabilità di stabilire le misure adeguate da adottare con la partecipazione e la collaborazione dei lavoratori e/o dei loro rappresentanti.
Se gli aspetti appena descritti sono molto chiari, il decreto non fornisce altrettanto chiaramente indicazioni su modelli e strumenti per la valutazione, in particolar modo, del rischio stress lavoro correlato (una delle novità più rilevanti del decreto stesso).
Performando è impegnata già da qualche anno nella progettazione ed erogazione di attività formative e di consulenza per migliorare la gestione dello stress promuovendo il benessere organizzativo, e pertanto può aiutare le organizzazioni a valutare i fattori di rischio all’interno dell’organizzazione avvalendosi anche dei più recenti strumenti standardizzati e messi a punto dalla comunità scientifica.
In questo tipo di intervento è molto importante personalizzare l’indagine di volta in volta in base alla cultura ed alla storia dell’organizzazione, visto il forte impatto delle variabili soggettive che intervengono nella valutazione del proprio livello di stress.
Una volta svolto il check up sarà possibile redigere il documento annuale sulla sicurezza in cui l’azienda è chiamata ad esplicitare:

  • le misure di gestione e di comunicazione in grado di chiarire gli obiettivi aziendali e il ruolo di ciascun lavoratore nella prevenzione dei rischi
  • le tipologie di sostegno adeguato da parte della direzione ai singoli individui e ai team di lavoro per migliorare l’organizzazione, i processi, le condizioni e l’ambiente di lavoro
  • la formazione dei dirigenti e dei lavoratori per migliorare la loro consapevolezza e la loro comprensione nei confronti dello stress, delle sue possibili cause e del modo in cui affrontarlo, e/o per adattarsi al cambiamento
  • l’informazione e la consultazione dei lavoratori e/o dei loro rappresentanti, in conformità alla legislazione europea e nazionale, ai contratti collettivi e alle prassi.

Allegati:
Decreto Legislativo n. 81/2008

Accordo europeo dell’8 ottobre 2004

La pratica riflessiva nella formazione

A cura di Sara Caroppo e Andrea Petromilli

specchioaC’ è un ponte tra la formazione esperienziale e l’apprendimento che si chiama formazione riflessiva. Alla base di tale approccio c’è la consapevolezza che i nostri vissuti e le nostre esperienze ci aiutano ad apprendere e migliorare quello che facciamo. Una possibile modalità per poter ottimizzare questo processo è “riconquistare quello che noi siamo e facciamo in modo inconsapevole”(I. Davidzon, 2007), che si può riassumere nell’espressione : riflettere per poi agire. È questo che una formazione di qualità dovrebbe facilitare: permettere a chi ne usufruisce di guardarsi dentro, di riflettere su quello che si costruisce fuori attraverso parole e azioni, per capire cosa si ha dentro. Collegare i risultati che si sono ottenuti, alle risorse che si sono utilizzate. E se questo non è avvenuto trovare in quel “limite” la volontà di migliorare,una sorta di sfida con se stessi.
Un altro aspetto fondamentale della pratica riflessiva riguarda l’assunto che le persone in realtà sanno più di quello che credono di sapere. La difficoltà sta nell’ esprimersi, nel trovare le parole giuste, o meglio nell’ essere consapevoli che ci siano parole più calzanti per apprendere dalle proprie esperienze. È un po’ come quando viene chiesto a un testimone di fare un identikit. Risulta difficile la descrizione dei dettagli del volto, il riconoscimento invece no. Questo proprio perché abbiamo dentro di noi più di quello che portiamo fuori. È questa la ragione per cui una formazione di tipo esperienziale, caratterizzata cioè da esercitazioni, role-play e sperimentazioni analogiche, risulta particolarmente efficace e coinvolgente.
Tale approccio permette infatti di vedersi all’opera,di guardarsi fare con curiosità, di riflettere autonomamente su quello che si è riusciti a fare o su quello che si sarebbe potuto fare, piuttosto che apprendere automaticamente ciò che sarebbe giusto fare (come spesso accade nelle “classiche” lezioni frontali).
In questo modo anche il formatore inizia a sperimentare un nuovo ruolo. Come afferma Shon, non è più solo un esperto di contenuti e diventa un “professionista riflessivo”. Il presupposto di base è la consapevolezza di non essere lui l’unico detentore del sapere; quanto piuttosto un “facilitatore” ed una fonte di apprendimento sia per lui che per i partecipanti. Non deve dare al partecipante dimostrazione della sua expertise, quanto piuttosto stimolarlo efficacemente per fargli cogliere dentro di sé pensieri e sensazioni. Il suo ruolo è quello di cercare connessioni con i vissuti delle persone in formazione, e per fare ciò a poco serve mantenere le distanze e conservare il ruolo di esperto.
Si tratta dunque di un “processo di apertura, di interazione e di ricerca evolutiva” (I. Padoan, Il professionista riflessivo, 2004), o per usare in gioco di parole, di una sfida nella sfida.

“Time Out Management”. Il nuovo libro di Andrea Di Lenna

E’ stato appena pubblicato l’ultimo libro scritto da Andrea Di Lenna “ Time out Management. Citazioni dal mondo dello sport per manager appassionati e vincenti” all’interno della collana “Libri Professionali” edita dal Sole24ore.

Il libro è suddiviso in otto capitoli che affrontano diversi temi provenienti dal mondo dello sport, che possono essere applicabili nel mondo aziendale. Ognuno degli otto capitoli contiene frasi di allenatori, tecnici e giocatori di primissimo piano a livello internazionale pronunciate durante gli allenamenti e in occasioni di interventi formativi erogati nel tempo da Performando.

Lo spirito ed il titolo del libro sono ispirati dalla constatazione che nel mondo dello sport, nel breve spazio di un time out, il coach comunica messaggi molto incisivi, sempre collegati a quanto già provato e riprovato in allenamento. “Time out” è una pausa di riflessione per affrontare un momento di difficoltà. Il manager dovrebbe fare lo stesso quando in azienda la sua squadra è in debito di ossigeno o esegue male gli schemi.

Non è questo l’unico parallelismo tra il mondo dello sport e quello aziendale. Come ci si trasforma da vincitori a vincenti? Come far crescere la propria squadra di collaboratori? Come rafforzare motivazione e sviluppo personale e ottenere grandi performance?
Partendo quindi da frasi “rubate” a grandi atleti e famosi allenatori delle discipline sportive più disparate, Time Out Management offre spunti di riflessione sintetici, semplici e di spendibilità immediata in campo manageriale, sportivo o, più semplicemente, nella vita di tutti i giorni.

Il libro uscirà nelle librerie a partire da Gennaio 2009.

La Haka nella formazione esperienziale

a cura di Andrea Di Lenna

Nei nostri corsi “Formazione e sport” abbiamo il piacere di avvalerci spesso del contributo di John Kirwan, ex giocatore degli All Blacks ed attuale allenatore della nazionale giapponese di rugby con il quale affrontiamo nel magico contesto del mondo del rugby alcuni percorsi di formazione manageriale “esperienziale”.
Nei cento e più interventi sino ad oggi effettuati, quello che mi stupisce sempre è il grande coinvolgimento che genera tra i partecipanti il rito della Haka, l’affascinante danza di guerra tribale dei Maori, popolazione indigena della Nuova Zelanda. Si tratta di un rito in apparenza molto lontano dalla nostra cultura, ma in realtà molto vicino a ciò che la gente va oggi cercando: passione, coraggio e senso di appartenenza. Ad ogni nuova “celebrazione” della Haka da parte di John Kirwan, eseguita sempre al cento per cento della “carica”, mi trovo a leggere nei partecipanti sempre le stesse espressioni: lo stupore nell’osservare un così grande coinvolgimento anche fuori del contesto di appartenenza (la battaglia o la partita), il rispetto per una tradizione di così grande spessore e così profondamente radicata nell’anima di chi la rappresenta, un po’ di invidia nel non riuscire ad esprimere in modo così esplicito la propria passione ed il proprio coinvolgimento emotivo, il tutto condito da una sana ed ancestrale paura nei confronti di una così forte espressione di forza allo stato puro.
Per la dinamica di un corso di formazione manageriale un input di questo tipo, utilizzato quasi sempre in apertura di programma, unitamente alla grande partecipazione che ne deriva, costituisce una originalissima premessa ed un fondamentale ingrediente per il raggiungimento di alcuni dei nostri principali obiettivi formativi: ritrovare le radici ed il potere della nostra passione e ritrovare senso di appartenenza e spirito di squadra.
Per maggiori informazioni visita la sezione dedicata alla formazione attraverso lo sport.

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